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Moa Casa punta alle novità: il letto di giorno sparisce

È il tradizionale concetto di «stanza» a perdere peso e, soprattutto, forma nella moderna concezione di casa, in favore di una commistione di spazi e funzionalità all’insegna del risparmio, in particolare, di metri quadri. Se gli appartamenti diventano sempre più piccoli e la moda affascina e stupisce con il modello loft, abbattendo pareti materiali e definizioni concettuali, la soluzione comune non può che essere quella di superare la «semplice» ottimizzazione degli spazi, per acquisirne di nuovi, di fatto inventandoli.
Architettura e design hanno esaurito, fino a banalizzarli, gli escamotage «orizzontali» con la possibilità di ingrandire gli ambienti unendoli, quindi non rimane che puntare a un’espansione verticale. Nulla di immaginifico, ma semplice evoluzione dell’arredo. A tracciare quadro e trend di questa innovativa conquista è l’edizione primaverile di Moa Casa, che, fino al 2 maggio, riunisce oltre duecento espositori alla Fiera di Roma. Eliminato il concetto di ambiente, a farla da padrone è il letto, non come zona ma come oggetto. Protagonista di notte, ma accessorio, se non addirittura orpello, di giorno, scompare nel quotidiano per prestarsi ad altro. E la sua «assenza» diventa scenografia. Ideato nella provincia di Torino, rimanda alle suggestioni di Las Vegas, il modello «Bed Up Down», che porta il letto sul soffitto, appendendolo come fosse un lampadario, lasciando libero il soggiorno, grazie a un sistema di motorizzazione, bilanciatori e telecomando. Laddove la sospensione non si osa, si ricorre al trucco di basi di cristallo, nel sistema «Air» di Lago, che regala l’illusione dell’altezza. Non mancano soluzioni più «classiche», come Swing, divano che, integrato con un sistema componibile a parete, si trasforma in un letto matrimoniale o Oggioni, che sotto il materasso nasconde un pratico contenitore. D’altronde, è proprio il classico, opportunamente riveduto e corretto, la tendenza dominante in materia di arredo. Si torna al legno massello e ai mobili dalla fattura importante e classicheggiante, fino ai limiti del retrò, per proporne, però, una versione «pop», extra nelle misure e nei colori, mai shock ma rigorosamente modaioli, a partire dal viola. Da questo ritorno allo stile di genitori e nonni esula la cucina, sempre più avveniristica, dove i moduli si scompongono, i pensili si fondono e confondono.

La dimensione creativa della casa si completa con pezzi di design concepiti come giochi d’arredo, dalla linea Miami Swing di Renzo Arbore, coloratissima, ispirata agli anni Cinquanta e agli strumenti musicali, ai divani firmati dallo scenografo e costumista Enrico Job. Non mancano elementi per il giardino e impianti per energie innovative. Per i più golosi l’appuntamento è con Moa Gustibus, sezione dedicata alla gastronomia regionale.

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