Mobilitazione popolare a favore del governatore

MilanoSale sul palco dell’hotel Marriott e la sala gli tributa la standing ovation. Roberto Formigoni (nel tondo) sorride e assapora gli applausi. È il giorno dell’orgoglio, il Lombardia e libertà day, una mobilitazione dopo il caso Daccò, dopo le richieste di dimissioni. A dispetto di tutto e di tutti, il governatore è ancora al suo posto e a celebrarlo ci sono Angelino Alfano e una lunga serie di testimonial della società civile. «Hanno fatto cadere il governo Berlusconi e ora ci provano con il governo Formigoni», riassume il presidente della regione Lombardia. «Per fortuna - prosegue fra i battimani - i cittadini lombardi sanno che la situazione non è quella dipinta dai giornali».
In effetti la mattinata è una parata di brevi interviste, minitalk show, video che compongono un affresco dei successi dell’era formigoniana. È un altro pianeta rispetto a quello su cui sono sbarcate le opposizioni. C’è la Lombardia che presenta una sanità modello, con i bilanci in pareggio dal 2001 e la bellezza di 72mila malati che ogni anno arrivano dalle altre regioni; c’è la Lombardia che parla lo stesso linguaggio delle imprese, semplifica e sburocratizza, costruisce infrastrutture e autostrade e, insomma, si conferma la regione più dinamica del Paese.
Paolo Del Debbio cuce con ironia le diverse testimonianze, stuzzica gli intervenuti per evitare l’oleografia, quasi si commuove quando a parlare è Mario Melazzini, il medico colpito e irrigidito ma non spezzato da a una malattia terribile, la sla. Anche Melazzini difende Formigoni e allora Del Debbio si lascia andare: «Di lei almeno si fideranno».
Non basta, perché il quadro si allarga all’Europa: la sala, gremita, ascolta compiaciuta scienziati e professori universitari inglesi, tedeschi e americani che tessono le lodi della Regione. E poi ancora, altro momento forte, ecco una mamma che racconta di aver scartato l’idea dell’aborto quando ha scoperto che il Pirellone l’avrebbe aiutata economicamente attraverso il progetto Nasko.
Poi, finalmente, arriva la coppia Formigoni-Alfano. Parla per primo il governatore: «Abbiamo dato voce alla società civile e avete visto: la società civile sta con noi. I grandi giornali, invece ci attaccano». Esempio? «Hanno riempito due pagine delle cronache nazionali per spiegare i dettagli della nuova inchiesta che ha toccato la nostra sanità. Però la nostra risposta finisce in cronaca di Milano, in articoletti piccoli piccoli. Peccato, perché la gente dovrebbe sapere che due delle tre sperimentazioni contestate dalla procura di Milano non sono state nemmeno bandite, non esistono, e la terza è stata condotta a norma di legge».
Rosy Bindi dalle colonne di Repubblica torna a reclamare le dimissioni del Celeste. E lui le risponde per le rime: «Ha mangiato un rospo. È un rospo che ha in gola da vent’anni, da quando era ministro e non voleva che riformassimo la sanità che invece abbiamo modernizzato». La linea è tracciata. Il governatore non se ne va, ma nemmeno intende candidarsi alle primarie: «Resto al mio posto fino alla scadenza della legislatura nel 2015». Anche se fra i presenti corre il sospetto che il presidente non voglia scoprirsi fino in fondo. Formigoni ha appena pubblicato un libro elettronico, Il buon governo, che sembra una manifesto politico, con critiche e proposte per far ripartire il centrodestra in difficoltà. La coincidenza non è passata inosservata, ma lui nega e sta con Alfano.

E anche Alfano sta con lui: «Mi hanno colpito - spiega il segretario del Pdl - le interviste internazionali. E i complimenti a quel che ha fatto questa giunta. Noi non difendiamo Formigoni, difendiamo la verità». E la sala quasi viene giù per gli applausi.

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