Vogue Fashion's Night Out, il giorno dopo. Giovedì sera la gente (milanesi e non) ha invaso la città. Dal Quadrilatero a corso Venezia fino a Brera e Garibaldi, da corso Genova a corso Vercelli a via Belfiore, la grande festa organizzata da Vogue Italia ha riempito strade, bar, gallerie e oltre 650 negozi ben oltre l'orario di chiusura previsto per le 23,30. Un assaggio democratico della settimana della moda (che inizierà il 21 settembre). Qualcosa di molto simile al Fuorisalone, per avvicinare la gente alla moda e per portare gente nei negozi.
Ecco, i negozi. Se in centro gli oggetti limited edition disegnati per la serata sono andati a ruba, le collezioni invernali già in vetrina lì sono rimaste: «Dal punto di vista mondano è stato un ottimo successo, dal punto di vista commerciale un po meno: le vendite dellinvernale con questo caldo stentano a decollare» commenta Alessandro Prisco, consigliere dell'Unione del Commercio di Milano. In altre parole: «Non si è venduto molto, ma non ci si aspettava questo: è stata un'occasione per mostrare la merce, per far uscire la gente più che per vendere».
I negozi? «Dovrebbero prolungare l'orario di apertura, e bisognerebbe coinvolgere anche le zone meno centrali». E iniziative del genere andrebbero ripetute più volte l'anno, «magari anche in ottobre, quando la gente è più invogliata agli acquisti».
In via Montenapoleone e nel Quadrilatero, preso d'assalto da giovani e meno giovani (anche a caccia di vip), i negozi si sono riempiti più del solito: «Abbiamo avuto più visite dello scorso anno, ma gli incassi sono diminuiti, anche se i clienti hanno avuto modo di vedere le collezioni per la prima volta dal rientro in città» dice Guglielmo Miani, presidente dell'associazione Via Montenapoleone. Un evento da replicare? «Solo se porta a Milano un pubblico internazionale, che riempie gli hotel, i ristoranti e fa funzionare la città. Questa è stata comunque una bella festa popolare, un segnale positivo per tutti in un momento di incertezza». D'accordo il presidente di Camera Moda Mario Boselli: «La sensazione è che sia stato un momento di ottimismo che potrà avere riflessi successivi, ma che la cassa sia andata meno bene».
A Brera invece, dove gli eventi erano soprattutto on the road - fra concerti e spettacoli - sono tutti sodisfatti: «Fino alle 11 abbiamo avuto bella gente, adulti, poi sono arrivati i ragazzini, che non sono il nostro target. Le vendite? Per la tipologia dei nostri negozi (gallerie d'arte, design, modernariato) e i prezzi, non abbiamo avuto vendite, ma ottimi contatti, persone che altrimenti non sarebbero mai passate di qui» dice Mattia Martinelli, presidente dell'associazione Fiori Chiari, anche perché «non è facile coniugare moda, design e arte: la moda negli ultimi tempi ha perso smalto rispetto al design». Bisognerebbe replicare presto? «Queste sono ottime operazioni di marketing - spiega Eleonora Scaramucci - si fanno per avere più gente in negozio, perché più gente hai, più vendi, anche se non al momento».
"La moda ha aperto le sue porte al grande pubblico. Oltre all'occasione per valorizzare il simbolo e l'eccellenza della nostra città, questo appuntamento ha rappresentato anche un'opportunità concreta per incentivare i consumi e ravvivare il centro nelle ore serali", commenta l'assessore al Commercio e Attività produttive Franco D'Alfonso. Soddisfatti anche i ristoratori del centro, perché oltre ai «turisti stranieri abbiamo avuto anche clienti milanesi e italiani che di solito non frequentano i nostri ristoranti, e molti hanno prolungato l'orario di chiusura», assicura Pier Galli, vicepresidente dell'associazione Salotto di Milano cui fa capo la Galleria Vittorio Emanuele.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.