Claudio Fontanini
Dopo il debutto dello scorso aprile nella rassegna Let della Cometa Off arriva al teatro dell'Orologio (Sala Artaud) Rosaspina, testo di teatro civile «al femminile» scritto e diretto da Michela Andreozzi. Ispirato ai recenti e crescenti episodi di violenza domestica, Rosaspina è un duello di anime divise dalle sbarre di una prigione. Da una parte la guardia carceraria (Giulia Ricciardi), dallaltra la condannata a morte (Marta Iacopini) per il peggiore dei crimini (luccisione del figlio). Confessioni, solitudini allo specchio, piccoli avvicinamenti e improvvisi voltafaccia. Con quelle due donne, diverse per temperamento, cultura e scelte di vita, che si attraggono e si respingono nel nome di un disperato bisogno di condivisione interiore a colpi di ricordi, letture, partite a carte e voglia d'invisibilità.
Shakespeare e La Bibbia, linvidia del pene e un vecchio pianoforte sostituito da un divano azzurro, una bottiglietta di smalto per unghie («Serve a ricordarci chi siamo») e un pettine, «prime volte» e funerali, cure di ormoni e impossibili fughe («Cambiare idea è l'unica cosa che posso fare» dice la detenuta), religione e pietà. Fino al drammatico atto conclusivo (con lomicida che prima di andare a morire sfiora le grate della sua cella come fossero i tasti del suo amato pianoforte) che suggella limpossibile vivere di due «malate damore» condannate dai sentimenti e dallindifferenza familiare.
Senza retorica o facili demagogie (per fortuna qui non si punta su vittime e carnefici), il testo della Andreozzi (per la prima volta alle prese con uno scritto drammatico) è servito al meglio da due generose attrici che recitano a contrasto nella scena spoglia ed essenziale.
Una moderna Medea dietro le sbarre
In scena «Rosaspina» scritto e diretto da Michela Andreozzi
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