Cultura e Spettacoli

Una modesta proposta: Ceronetti senatore

Non mi ero mai accorto che Aldo Cazzullo, autore di tante belle interviste, ironiche e distaccate, e anche di quella, più intensa e drammatica con Edgardo Sogno, fosse di sinistra. Invece oggi si confessa, e non manca di criticare le reazioni, come sempre scomposte, di alcuni esponenti della destra alla notizia della nomina di Giorgio Napolitano e Sergio Pininfarina a senatori a vita. Naturalmente Feltri continua a sostenere la, ovviamente impraticabile, nomina di Oriana Fallaci. Ma è ben noto che Ciampi predilige figure meno chiassose e meno discusse. E lo dimostra anche l’indicazione dei due ultimi valorosi «tiepidi», o quella, prevedibile, della Levi Montalcini. La Fallaci si consola con l’apprezzamento delle donne iraniane. È difficile immaginare che Ciampi potesse nominare senatore a vita chi ha scritto: «quel rimbambito di Khomeini... mi presentai con le unghie smaltate di rosso. Per loro, segno di immoralità. Mi trattarono come una prostituta da buttare sul rogo... e se non gli avessi detto, anzi urlato che cosa gradivo levare, anzi tagliare a loro...».
Ma ha ragione Cazzullo quando scrive: «Colpisce il pianto greco dei Gasparri e Brunetta: sempre comunisti e amici dei comunisti! Mai uno di noi! Ora, in un Paese civile, una figura come quella di Pininfarina apparterrebbe di diritto alla Destra liberale. Espressione che in Inghilterra sarebbe tautologica, e che per noi rappresenta purtroppo un ossimoro. “Destra” è considerata una parolaccia o sinonimo di nostalgia postfascista... Se Destra è invece rigore, gusto del lavoro ben fatto, radicamento nel territorio, ancoraggio ai valori, senso della sfida, meritocrazia, allora non c’è dubbio che Pininfarina la rappresenta, l’Italia ne avrebbe bisogno come dell’aria». Capisco le ragioni di Cazzullo ma gli vorrei ricordare che Ciampi, al di là delle indicazioni di Feltri e dei lamenti di Brunetta e Gasparri, aveva qualche altra possibilità che non avrebbe irritato la Destra. Per esempio la nomina a senatore a vita di Guido Ceronetti, torinese con meriti distinti non meno di Pininfarina, segnalerebbe il riconoscimento della posizione, più autentica e più «politica» nell’avvertimento della decadenza dei valori, della civiltà e della bellezza cui ha assistito lo stesso Ciampi. Senza arrivare all’apocalittica Fallaci, il riconoscimento a Ceronetti (nato nel 1927, di soli sei anni più giovane del Presidente) sarebbe stato come vedere il proprio lindore, la propria misura in quel ritratto di Dorian Gray che Ceronetti rappresenta rispetto a lui.

Con buona pace della Destra che non c’è, evocata da Cazzullo.

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