Giancarlo Abete, presidente della federcalcio, si è comportato come Guido Rossi con lo scudetto di cartone assegnato all'Inter. Aveva una voglia matta di tirare fuori dal cassetto la proposta di radiazione, codicillo non proprio insignificante delle sentenze dell'estate 2006, nei confronti di Moggi, Giraudo e Mazzini ma ha chiesto una mano alla sua Cassazione. La Corte di giustizia della federcalcio, presieduta da Giancarlo Coraggio, napoletano di 70 anni, già presidente di sezione del Consiglio e presidente del Tar di Marche e Campania, un magistrato di grande esperienza quindi, ha risposto in modo pubblico con una nota di questo tenore: «La preclusione da ogni rango o categoria debba ritenersi impèlicita come effetto ex lege» dopo la condanna per i fatti di calciopoli 2006.
Tradotto dal leguleio la risposta al quesito è la seguente: tutti i tesserati che hanno ricevuto la massima della pena (squalifica di 5 anni) nei vari gradi della giustiziasportiva, sono da considerare radiati a tutti gli effetti. Luciano Moggi, ex dg della Juventus, non è stato il solo a ricevere i 5 anni di squalifica. Con lui sono stati condannati alla stessa pena anche l'ex ad della Juventus Antonio Giraudo e l'ex vice-presidente della federcalcio Innocenzo Mazzini. Come effetto concreto, cambia poco per tutti e tre. Antonio Giraudo ha chiuso col calcio, ha addirittura cambiato paese, trasferendosi in Inghilterra e si è riciclato nel settore immobiliare. Innocenzo Mazzini ha fatto lo stesso voltando pagina e dedicandosi ad altre attività. L'unico che ha coltivato il proposito di poter tornare a difendere il proprio onore nel grande circo del calcio è stato Luciano Moggi. Il quale, tra l'altro, non ha fatto mistero delle amicizie coltivate nel settore mentre si difendeva dinanzi al processo penale di Napoli.
Tutti ricorderanno quel che accadde alla famiglia Menarini, azionista del Bologna, quando venne ventilata l'ipotesi che Moggi potesse diventare consigliere esterno del club.
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