La moglie di Massari: "Sto con lui Paolo è stato trattato da mostro"

Dopo le accuse l’ex assessore all’Ambiente esce allo scoperto e contrattacca: "Solo battute, io non sono un molestatore di donne". E Olivia è al suo fianco

La moglie di Massari: "Sto con lui 
Paolo è stato trattato da mostro"

«Non sono un molestatore sessuale». Lo ripete almeno venti volte l’ormai ex assessore all’Ambiente Paolo Massari, nella prima conferenza stampa da quando è scoppiato lo scandalo (sfociato nelle dimissioni dal Comune) sulle presunte molestie nei confronti di una dipendente precaria all’ufficio Relazioni internazionali e una funzionaria dell’Ufficio del turismo di Oslo. Alla fine le sue parole sono accompagnate dagli applausi della moglie Olivia e del papà Renato, seduti in sala. E se Massari lascia solo intendere che immagina ci sia dietro un ricatto, per lui parla la moglie Olivia: «Ma certo che è così. Io non ho mai avuto un dubbio nei confronti di Paolo, è una vicenda persino grottesca, al di là di ogni immaginazione». Parla di un’accusa «assurda, basata sul niente, una storia politica che verrà chiarita in un’altra sede. Ha rimesso le deleghe per non ostacolare il lavoro delle istituzioni, ora deve lavorare sulla sua dignità che è stata calpestate nel modo più squallido, sbattuto in prima pagina peggio di un mostro o di un mafioso». Una difesa senza se e senza ma quella della famiglia. Di quella legale invece si occupano gli avvocati Umberto Ambrosoli e Luigi Isolabella, anche se per ora non ci sono denunce nè inchieste aperte.
Massari prova a ricostruire la vicenda, partendo dalle due lettere arrivate al sindaco Moratti, quella scritta dalla dipendente norvegese il 28 giugno e quella della mamma di Anna Z. l’1 giugno: «Non si parla mai di molestie sessuali - puntualizza - tra l’altro non compare mai neanche il mio nome». La prima si riferisce alla cena istituzionale a casa del console onorario Carlo Clavarino, il 25 maggio. «Sento il dovere di segnalare degli episodi disdicevoli accaduti - scrive la donna -, non solo ho potuto osservare ma ho vissuto in prima persona atteggiamenti, discorsi e comportamenti sgraditi e inappropriati da parte di uno dei rappresentanti istituzionali del Comune presente» parla «di comportamento irrispettoso e inadeguato sia nei miei confronti che verso l’istituzione che rappresento». Massari ripensa a «tre episodi in cui posso essere risultato inadeguato: il ritardo a un convegno nell’ambito degli eventi di Norweek, anche se avevo avvisato, e due battute la sera della cena che si è svolta in piedi e con altre 70 persone: una donna mi ha chiesto una sigaretta e ho risposto “non ti do quella che sto fumando, sarebbe come darti un bacio“, poi di fronte a una battuta in inglese di un’autorità ho detto in maniera colorita alla persona che mi stava accanto che non avevo capito nulla. Forse questo può essere stato interpretato in modo offensivo da chi ha una cultura diversa, ma non ricordo di avere offeso qualcuno né in quel contesto mi è stato fatto intendere. Faccio sempre battute».
L’altra lettera lo accusa di «indecorosi commenti e velate intimidazioni» inerenti al contratto della ragazza, precaria. «Rimarrei molto delusa - scrive la signora al sindaco - se mia figlia, plurilaureata nei migliori atenei e che serve la sua amministrazione con grande motivazione, impegno e sacrificio personale, dovesse subire ulteriori mortificazioni, se non conseguenze nel proprio contratto». «Una minaccia? Giudicate voi» afferma Massari. «Le donne delle due lettere si conoscevano? Ne sono certo». Ma non si azzarda a parlare di complotto. «Ci sarà un’indagine interna che farà chiarezza, dico solo che la precaria, che avrò visto a spanne 4 volte, in due occasioni mi ha chiesto di intercedere per lei con i superiori per il contratto, ma la prima l’ho stoppata subito con una battuta “non lo faccio neanche in cambio di favori sessuali“, la seconda ho chiarito che non faccio favori, non è nel mio dna. Non l’ha presa bene».
Della durezza usata dal sindaco nel risolvere la situazione e sul Pdl che le ha fatto quadrato non si esprime. «Il mio futuro da politico o assessore adesso non è la mia priorità, ora mi interessa difendere la mia dignità che è stata messa alla berlina, vorrei che mia moglie e i miei figli potessero andare in giro a testa alta, il resto verrà dopo».

Chiederà anche un incontro all’ambasciatore norvegese per chiarire tutto. Il legale Ambrosoli fa presente che «si cercherà di capire da chi e perchè le notizie sono uscite in maniera deformata rispetto alla realtà». Tradotto: chi è la talpa. Le lettere «non sono penalmente rilevanti».

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