«Non faremo un campo rom in più a Milano, si tratta di una soluzione temporanea. Piuttosto stiamo offrendo, a chi è disponibile, un percorso graduale di cambiamento attraverso l’inserimento sociale». L’assessore alle Politiche sociali, Mariolina Moioli spinge sull’accoglienza solo in cambio di legalità, intervenendo al dibattito di presentazione del saggio «Il caso zingari», promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Resta, a Milano, il dato di sfondo: «Una situazione d’emergenza con diecimila cosiddetti nomadi nell’area metropolitana, nei cui confronti sono mancate risposte a livello di governo centrale, specialmente in seguito all’ingresso della Romania nell’Unione europea». Una posizione che in un certo modo la avvicina alle ultime istanze leghiste, ribadite dopo la tornata elettorale. La Moioli sottolinea che «l’impegno a promuovere negli insediamenti autorizzati, ma purtroppo non sempre regolari, condizioni di vita più umane non si interrompe: soprattutto per il recupero dei minori. Approccio portato avanti pure durante i recenti sgomberi», da San Dionigi al caso Bovisasca.
Al Comune spetta il compito - prosegue l’assessore - di tracciare una via per uscire dal degrado, «sebbene spesso questa sia stata rifiutata dagli stessi rom», ammette. Così come la Moioli riconosce «le enormi difficoltà nel far rispettare il Patto di socialità e di legalità introdotto in via Triboniano e in altri sette campi gestiti da Palazzo Marino. Eppure, nonostante i pochi casi di successo, continueremo a proporlo come uno strumento per risolvere l’emergenza rom in città». Don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, ha quindi suggerito un elemento di riflessione politica. «Dobbiamo tutti interrogarci quando amministratori impegnati nella tutela degli zingari vengano sconfitti alle urne (ad esempio Paola Pessina a Rho), mentre coloro che cavalcano la protesta, addirittura incendiaria, sono premiati dagli elettori».
Il riferimento, evidentemente, è al neo sindaco di Opera, il leghista Ettore Fusco.Per il presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, «la difesa delle minoranze inserita nella nostra Costituzione implica il rispetto dei diritti ma anche dei doveri connessi».
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