Molti brani in scaletta e i soliti monologhi dedicati all’ambiente

Molti brani in scaletta e i soliti monologhi dedicati all’ambiente

Ma il momento che rende l’idea è stato alla fine. Delle prove, s’intende. Dopo un’oretta sul palco dell’Ariston, Adriano Celentano ha incrociato gli stati maggiori della Rai (il vicedirettore generale Antonio Marano, il direttore di Raiuno Mauro Mazza, il capo delle relazioni esterne Guido Paglia) e, complice Claudia Mori, il clima è stato di cordialità assoluta.
Bravo Adriano, continua così. E dire che, da quando è stato annunciato come ospite del Festival, in Rai molti hanno fatto buon viso a cattivo gioco. D’altronde nessun business è più crudele dello showbusiness, quindi ci sta tutto. E ci sta anche che il mattatore ieri abbia assistito all’inizio del Festival mentre cenava nell’alberghetto a pochi passi dall’Ariston. Dopo le prove, si era chiuso a chiave con una missione: concludere il monologo che manderà a memoria stasera in diretta. Oddio, a memoria: spesso si dimentica e improvvisa, magari prendendosi qualche pausa. Va bene, mentre era seduto alla scrivania della stanza (a proposito: sul palco avrà di nuovo scrivania e libreria), intorno all’Ariston giravano le voci più strampalate. Tipo: sarà di nuovo in scena con Pupo. Oppure: si farà intervistare da Floris sul palco (lo hanno scritto Corriere della Sera e Fatto Quotidiano riesumando un’ipotesi vecchia di mesi). In realtà nulla.
Ieri Sua Immensità s’è visto il Festival dall’albergo, senza neanche utilizzare il mini studiolo comunque fatto mettere in piedi per un eventuale collegamento in diretta. E stasera farà lo show: mezz’ora al massimo perché guai a ostacolare la pubblicità. E più musica che parole, anche se le parole faranno più male della musica. Qualcuno si aspetta che arrivino (parziali) scuse al critico del Corriere della Sera Aldo Grasso o ad Avvenire e Famiglia Cristiana. Ma è difficile. Più probabile che Celentano sposti ancora più avanti il limite delle sue provocazioni, scordando quelle del passato. «Farà un altro botto», assicura sibillino uno dei pochissimi che ha ascoltato parte del monologo. Di sicuro il primo botto sarà musicale. Celentano canterà più di martedì sera. Ieri ha provato la Cumbia di chi cambia, scritta da Jovanotti per il suo ultimo disco. «Posso affermare che non sono un idealista e la politica mi scalda poco il cuore» recita un verso. Forse a scaldare il cuore (ossia il monologo) sarà il tema dell’acqua e della sua possibile privatizzazione.
In ogni caso, la scaletta musicale sarà di nuovo trasversale. Un brano nuovo. E poi un brano storico, forse un classico del rock’n’roll tradotto in italiano come si faceva negli anni Sessanta. E magari l’anticipato (dal Giornale) duetto con Gianni Morandi in un brano che fa parte dell’ultimo cd di Celentano, Ti penso e cambia il mondo. Fosse davvero così (nei giorni scorsi l’hanno provata) sarebbe forse uno dei momenti più emozionanti di questo Festival, insomma più emozionante delle discussioni che da tre giorni si azzannano sugli slip di Belén.

Per dirla tutta, è pressoché escluso (nonostante le voci) che canti Non so più cosa fare, provata soltanto una volta. Intanto Celentano sa benissimo cosa fare.
E domenica non vede l’ora di leggersi le mitragliate dei giornali (al mattino non fa altro, in fondo).

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