Lo Monaco: ecco il mio Berretto

T estimone di una sempre fervente attività teatrale italiana, volta ancora a rendere omaggio alla produzione drammaturgica classica del Bel Paese, tra un palcoscenico e l'altro, da un set cinematografico all'interpretazione di personaggi di film per la tv, il versatile Sebastiano Lo Monaco torna sulle scene con il «suo» Pirandello; è incarnando ancora la rispettabilità di quel Ciampa tradito e messo in ridicolo che l'attore nativo di Floridia, a Siracusa, veste nuovamente i panni del protagonista de Il Berretto a sonagli di Luigi Pirandello. In scena da domani al Teatro Nuovo, Lo Monaco continua imperterrito a calcare la scena dando anima e voce a quello strazio lacerante che ha trasformato Ciampa in un genio della psicologia. «Debuttai nel '92 con questa commedia proprio davanti la casa dell'autore e da allora i teatri, anche oggi, continuano a cercarmi per presentare questo lavoro alle loro platee. Anche Giovanni Raboni salutò con favore la mia interpretazione per l'elevata qualità e lo spessore indiscutibile». Lo spettacolo, divenuto ormai un «cult», conserva la contrapposizione tra verità e finzione dove lo scrivano Ciampa è dipinto, nella sua apparenza grottesca, come un eroe pirandelliano tipicamente moderno. «L'allestimento scenico - dichiara Lo Monaco - continua ad avere un enorme successo anche grazie alla miracolosa regia di Mauro Bolognini, sempre profonda e attenta all'analisi dei personaggi. Quando mi chiese di dare vita a questo Ciampa avevo 34 anni e mi sembrava di essere troppo giovane per il ruolo; anche perché era sempre stato ricoperto da attori del calibro di Angelo Musco, Eduardo De Filippo, Turi Ferro e non ultimo Paolo Stoppa. In realtà, Luigi Pirandello dava indicazioni precise in merito e la mia età non era inadeguata. Ora che ho cinquant'anni, mi ritrovo ancora molto bene nelle vesti di quest'uomo che, per salvarsi dal ridicolo in cui era stato messa da Beatrice adotta la strategia di fare passare la donna tradita per pazza».

L'artista che ha trovato successo con le opere di Pirandello, riconferma la sua passione per le elucubrazioni del drammaturgo e per quella malinconia sempre sottesa tra le righe: «Credo, a questo punto, che sia Pirandello ad avere una passione per me: la mia mente, il mio stato di depresso cronico che cerca spesso la solitudine, si sposa bene con lo spirito pirandelliano».

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