Milano - Non è mai esistita una "proposta Fininvest" per la spartizione della Mondadori con Carlo De Benedetti: per questo la perizia ordinata dalla Corte d'appello di Milano nella causa tra il gruppo di Silvio Berlusconi e la Cir dell'Ingenere viene contestata alla radice dai legali del Biscione. Questa mattina davanti ai giudici della Corte d'appello sono comparsi i folti e agguerrti staff legali delle due parti: e si è avuta la conferma che la distanza di posizioni è radicale. I giudici hanno concesso una settimana di tempo a Fininvest per precisare le sue obiezioni alla perizia, e un'altra settimana a Cir per far valere le sue ragioni. Poi si deciderà come andare avanti. Al centro dello scontro c'è la perizia - depositata venerdì scorso - in cui i consulenti della Corte rifacevano i conti del danno subìto dalla Cir alla fine del 1991, quando - dopo un lungo braccio di ferro - Berlusconi e De Benedetti si spartirono a casa editrice: all'Ingegnere andarono Repubblica e l'Espresso, al Cavaliere restarono i libri e le riviste. Un anno fa il giudice di primo grado Raimondo Mesiano aveva quantificato nella cifra-monstre di 750 milioni di euro il danno patito dalla Cir e aveva condannato la Fininvest a risarcirlo per intero. La consulenza depositata venerdì scorso riduce drasticamente quella quantificazione, abbattendola di oltre il 40 per cento. Stamane i legali della Fininvest hanno preannunciato ugualmente una serie di obiezioni al lavoro dei consulenti: i periti non avrebbero tenuto conto - per esempio - dei premi di maggioranza collegati al controllo dei pacchetti azionari. Ma a venire attaccato dagli avvocati del Biscone - capitanati dal professor Romano Vaccarella - è l'impianto stesso della perizia così come l'hanno commissionata i giudici d'appello. Per calcolare se e quanti danni abbia subìto l'Ingegnere nell'armistizio di Segrate, infatti, i periti hanno preso a rfierimento due ipotesi d'accordo: una, chiamata "proposta Fininvest", dell'aprile 1990, che prevedeva un conguaglio a favore della Cir; e quella effettivamente siglata tra le parti, nel giugno 1991, dove a incassare il conguaglio era invece la Fininvest. A ribaltare gli equilibri, nel frattempo, era intervenuta la sentenza della Corte d'appello di Roma che aveva spianato la strada a Fininvest (e scaturita, secondo le indagini di dieci anni dopo, dalla corruzione di uno dei magistrati che la pronunciò). Peccato, dicono i legali Fininvest, che una "proposta Fininvest" non sia mai esistita: "Quella ipotesi di accordo - spiega Vaccarella - non c'è uno straccio di prova che venisse da Fininvest. Era una soluzione partorita da Mediobanca. E sono capaci tutti a fare gli accordi con i soldi degli altri...".
E questa è verosimilmente la linea che gli avvocati di Berlusconi si preparano a sostenere davanti alla Corte tra qualche settimana, quando la causa si avicinerà alle battute finali: nessun risarcimento è dovuto, perchè l'unica ipotesi d'accordo fu quella raggiunta tra i due imprenditori nel 1991, con la soddisfazione di entrambe le parti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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