Pier Augusto Stagi
Nella città di Mozart, lItalia si prepara per eseguire una sinfonia iridata. Sarà una nazionale a cinque punte, quella disegnata da Franco Ballerini attorno al capitano Paolo Bettini. Ci saranno infatti il fedele Paolini, Pozzato, Di Luca e, clamoroso ritorno in maglia azzurra, Davide Rebellin. Le strade della nazionale e del corridore veneto si erano infatti separate allindomani della deludente spedizione di Lisbona 2001 per tornare ad incontrarsi tra le polemiche solo nel 2004. Ricordate? Quando Ballerini gli comunicò che non lo avrebbe convocato per il Mondiale di Verona, Rebellin non accettò la decisione, qualcuno gli suggerì la possibilità di correre con la maglia della nazionale argentina, si scatenò unincredibile caccia al passaporto, con il corridore che posava in maglia biancoceleste salvo poi arrendersi, alla vigilia della prova iridata, allevidenza di non poter correre.
«Un chiarimento tra me e Davide? Non ce nè mai stato il bisogno spiega Franco Ballerini perché non cè mai stata frattura. Io valuto con serenità caratteristiche dei corridori e dei circuiti che ospiteranno il mondiale e questa volta, dopo qualche anno, credo che Rebellin possa essere utile alla causa azzurra. Se riuscirà a mettere il suo talento al servizio della causa azzurra, potrà rappresentare un valore aggiunto molto importante per noi. Quello di Salisburgo è un circuito non durissimo ma esigente, per il quale servono corridori di peso che possano entrare nelle fughe anche da lontano e condizionare la corsa con il loro valore. Ho preferito Rebellin a Garzelli perché Davide ha dimostrato di essere in crescita, mentre Stefano nelle ultime settimane ha perso lo smalto mostrato ad agosto».
È un ct sereno, quello che ha presentato la squadra durante la Fiera del Ciclo a Milano: «Questa è una nazionale nata dalla tranquillità, anche se arrivare alla selezione è stato faticoso visto che abbiamo avuto tante corse nelle quali gli atleti italiani hanno raccolto vittorie e piazzamenti. Ho scelto corridori che siano capaci di essere presenti in ogni momento della corsa, per non ripetere lerrore di Madrid, quando ci siamo trovati con un solo uomo in una fuga importante nel finale». A benedire la nascita della nazionale, il «papà» del ciclismo italiano, Alfredo Martini: «Questo è il giorno della speranza, ma sono convinto che la nostra fiducia sia ben riposta nelle mani di tecnici validi e capaci. Siamo consci del fatto che tra i professionisti la nostra sarà una delle nazionali più forti e che saremo guardati a vista ma abbiamo le carte in regola per arrivare fino al massimo traguardo».
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