Il mondo capovolto di Prodi

Mannaggia: mi son perso la trasmissione «Porta a porta» di cui ci ha dato qualche assaggio il nostro direttore, in prima pagina, nell'editoriale di ieri; e, con essa, mi son perso anche l'occasione di ridere di cuore, che fa tanto bene alla salute. Insomma, le parole magiche della politica energetica di Prodi sarebbero: risparmio (la prima fonte d'energia, secondo Prodi), efficienza, Sole. E, soprattutto, niente nucleare; che il Professore ha dichiarato essere abbandonato da tutti. Evidentemente, mentre era a capo dell'Europa, era in così tant'altre faccende affaccendato, che non ebbe l'occasione d'apprendere che il nucleare è la prima fonte europea d'energia elettrica. O, se l'ebbe, dev'essere per questo che definiva «ridicole» le parole che egli stesso pronunciava alla trasmissione di Bruno Vespa.
Centomila posti di lavoro per produrre energia dalla fonte solare! Povero Prodi: mi chiedo chi i suoi consiglieri siano mai. A dire il vero, non è la prima volta che sento magnificare quello di creare posti di lavoro come massimo pregio di alcune attività nel campo di produzione dell'energia. L'ho già sentito dire soprattutto, e comprensibilmente, dai venditori di turbine eoliche e pannelli fotovoltaici, ma non ci se l'aspetta da uno che aspira a guidare un Paese.
Molto, molto tempo fa l'unico lavoro era procurarsi il cibo; oggi il cibo che consumiamo è prodotto da meno del 5% di noi. Lo stesso è con l'energia: fino a pochi secoli fa, l'attività del taglialegna era sufficientemente popolare; oggi, la maggior parte di noi non conosce nessuno direttamente coinvolto nella produzione dell'energia che consumiamo (e sì che ne consumiamo d'energia rispetto ai nostri trisavoli). Anzi, è proprio la disponibilità comoda e abbondante di energia che consente a tutti noi di essere occupati in attività che nulla hanno a che fare con la produzione d'energia. Il Professore sembra convinto, invece, che sia quello di produrre energia l'atto che offre opportunità di lavoro, e non si rende conto, al contrario, che è la possibilità di usare energia in abbondanza ciò che crea posti di lavoro: è l'energia abbondante che permette lo sviluppo di attività che altrimenti neanche esisterebbero. Vantarsi del numero degli addetti necessari per mantenere in vita la produzione e la manutenzione degli impianti fotovoltaici o eolici (a parità di chilowattora prodotto, 10 volte di più di quelli impiegati nel settore nucleare) è allora come vantarsi dei posti di lavoro che si creerebbero impiegando una squadra d'operai a scavare buche e un'altra a riempirle.
Col suo programma dichiarato di risparmio energetico, poi, Prodi invoca, di fatto, una disponibilità minore d'energia: cui conseguirà, immancabilmente, un'ulteriore diminuzione di posti di lavoro. Prodi invoca anche maggiore efficienza: possibile che non capisca, il Professore, che maggiore efficienza significa, immancabilmente, maggiore domanda e non più risparmio? Infine, egli guarda all'energia solare come all'energia del futuro. Ci fu un tempo - dalla preistoria sino a un paio di secoli fa - che quella solare fu al 100% l'energia usata dall'uomo; oggi, l'energia solare contribuisce per meno del 10%, e oltre 9 di questi 10 punti sono dovuti alla fonte idroelettrica e alla legna da ardere. Quella solare, allora, è la fonte energetica non del futuro ma del passato, un passato che mai più ritornerà. A meno che 6 miliardi di noi si affrettino a morire, lasciando il pianeta popolato da meno di mezzo miliardo d'anime; come quando, appunto, il Sole forniva, al 100%, l'energia che usava l'umanità, e quando la schiavitù non era tabù (anche quella, tutto sommato, è fonte di posti di lavoro, nevvero Professor Prodi?).


La mia modesta impressione, caro Professore, è che la sua visione del mondo, alimentata da idee poche ma confuse, appare completamente capovolta rispetto alla realtà delle cose. Ma è solo un'impressione.
Franco Battaglia

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