Il mondo dei trapianti «invecchia»: nelle strutture italiane di rianimazione muoiono sempre meno giovani e l'età media dei donatori è impennata a 61 anni. Nella Giornata nazionale dei trapianti che si celebra in tutta Italia, diffondere il messaggio sull'importanza che ha donare gli organi è la priorità.
Il dato incoraggiante è che, dopo la decisa flessione registrata nel 2010 (quando i donatori utilizzati si sono ridotti da 1.167 a 1.095), il 2011 mostra i segni di una leggera ripresa, con una stima di 1.138 donatori utilizzati. Fra le regioni che hanno registrato un aumento delle donazioni effettive, anche se lieve, ci sono Piemonte, Lombardia, Trentino, veneto, Liguria, Toscana. Umbria, Marche, Abruzzo, Campania e Sardegna. Inalterate o in leggera flessione, rispetto al 2010, le donazioni nelle restanti regioni del Nord e al Sud.
Per gli esperti, c'è ancora molto da fare e un ruolo importante sembra decisamente essere quello degli anziani. I dati del Sistema Informativo Trapianti indicano infatti che se nel 2002 i donatori effettivi avevano in media 53 anni, oggi ne hanno 61. Le statistiche più recenti, del 2010, indicano che i donatori in assoluto più numerosi (622) hanno fra 60 e 69 anni, preceduti da quarantenni (568) e cinquantenni (566). Per niente trascurabile (483) anche il numero dei donatori fra 70 e 79 anni. A confronto, il numero dei donatori giovani è decisamente più basso: 192 fra i ragazzi di 10-19 anni e 234 fra i ventenni. Dati positivi, che secondo il Centro nazionale trapianti «indicano che nelle rianimazioni italiane muoiono meno giovani».
Il rovescio della medaglia è, però, che si sta verificando «un forte invecchiamento degli organi donati». In gioco sono i tempi di sopravvivenza che un organo anziano è in grado di garantire rispetto a un organo giovane. È un problema al quale il mondo della ricerca si sta preparando da tempo, ad esempio con tecniche che permettono di analizzare lo «stato di salute» degli organi prelevati a persone anziane.
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