La crisi dei mercati rischia di abbattersi sulle piccole e medie imprese che hanno sempre più difficoltà ad accedere al credito. Il taglio dei tassi deciso ieri dalla Bce allenterà quanto basta il cappio che stringe al collo il settore? A rispondere è Giuseppe Bortolussi, segretario generale della Cgia di Mestre. «Gli effetti positivi per le piccole e medie imprese - spiega - impiegheranno qualche mese prima di essere tangibili. La mossa decisa dalla Bce, insieme alle immissioni di liquidità, dovrebbe attenuare l'ondata di sfiducia e la conseguente depressione dei consumi i cui veri e pesanti effetti si sposteranno tra sei o sette mesi al massimo dagli Stati Uniti all’Europa».
Per Bortolussi «la politica dei tassi adottata finora da Francoforte, mirata a contrastare l'inflazione, se unita agli aumenti delle tasse durante la gestione Visco (governo Prodi) e il clima di sfiducia che da mesi attanaglia gli Stati Uniti, ha portato nel mondo produttivo timori, incertezza e meno propensione a investire».
«A questo punto - aggiunge il segretario generale della Cgia di Mestre - è necessario che ai vantaggi di carattere monetario si aggiungano per le imprese quelli fiscali. Il governo, cioè, deve mettere mano al più presto alla leva fiscale, abbassandola in modo significativo come del resto è stato annunciato». Solo così il comparto potrà avere l'ossigeno necessario per programmare nuovi investimenti e molte aziende non precipiteranno nel baratro.
Le piccole e medie imprese italiane, protagoniste dell'economia reale del Paese, rappresentano circa il 98% del tessuto produttivo.Intanto, contro la crisi finanziaria, la Cna chiede al governo «il varo urgente di un fondo pubblico che controgarantisca le operazioni dei consorzi fidi e goda della garanzia dello Stato».