Il mondo di Europa Park

Per carità, sono momenti difficili e bisogna ingegnarsi. Però non è che se uno viaggia in metropolitana per andare al lavoro deve per forza ascoltarsi un concerto: magari è mattina e magari uno ha pure le scatole girate. E tutto 'sto frastuono poco lo induce a regalare qualche spicciolo. Eppure: la cronaca di un viaggio a Milano di una decina di fermate racconta che alla fine si arriva alla meta con le orecchie girate. Perché - è successo davvero - in quel quarto d'ora di viaggio sono saliti nell'ordine: un signore con uno strano aggeggio a corde appeso al collo che, con un paio di bacchette, sembrava suonasse un organetto vecchi tempi; due violinisti impazziti e virtuosi ad un volume da concerto rock; un fisarmonicista pronto per un'esibizione serale alla balera; una signora con tanto di altoparlante montato su apposito cartellino impegnata in un «rose rosse per teee» da spaccare i timpani. Poi, finito tutto, c'è stato spazio anche per un malcapitato arancione - inteso come membro della setta - che si è parato davanti declamando un «vengo in pace». Giusto, a quel punto si voleva solo stare in pace.

E buonanotte ai suonatori.

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