Il mondo resta di carta: ecco i fogli ristampabili che si cancellano da soli

Negli anni ’70 la Xerox studiava l’ufficio senza risme. E invece neanche internet frena i consumi. Così è nata la pagina che scolorisce in poche ore e si riusa

Giuseppe Marino

«Nel giro di quattro-sei anni la carta costerà troppo e i giornali spariranno». Parola di guru dell’alta tecnologia. Uno del calibro di Nicholas Negroponte, fondatore del Medialab del Massachusets institute of technology. Un genio. Ma troppo sicuro di sé: sono già passati quattro anni da quando ha pronunciato la sua profezia sulla «fine dei quotidiani cartacei». Da allora tante cose sono cambiate (ad esempio il professor Negroponte non lavora più al Mit di Boston) ma il giornale che state leggendo, come tanti altri nel mondo, è ancora stampato sulla carta. E non ci sono solo i quotidiani: anche il mondo degli uffici non riesce a fare a meno dei fogli. I documenti diventano elettronici e viaggiano nella Rete senza frontiere. Ma una volta arrivati a destinazione si infilano nelle nostre stampanti, che sputano sempre più fogli. Lo ha capito anche la Xerox, la multinazionale delle fotocopiatrici, che 30 anni fa aveva impegnato il proprio centro di ricerca a Palo Alto (il Parc) nel progetto dell’ufficio senza carta. E oggi, da quegli stessi laboratori (in collaborazione con l’Xrcc in Canada), emerge una clamorosa novità, che pare destinata a prolungare la vita della carta: una carta ristampabile fino a 50 volte. I fogli sono fatti con materiali che cambiano colore quando assorbono una certa lunghezza d’onda luminosa, emessa dall’apposita stampante. L’immagine si disegna sul foglio, ma resta impressa solo per 16-24 ore. Dopodiché il foglio può essere riutilizzato. Esponendo le pagine al calore, scritte o foto possono essere cancellate immediatamente, rendendo la cosiddetta «carta cancellabile», subito pronta all’uso. L’idea appare effettivamente innovativa e anche se non andrà subito sul mercato, in attesa di miglioramenti anche sul fronte della risoluzione della stampa e di test sull’interesse da parte del mercato, segnala che almeno una parte della ricerca è orientata sul risparmio della carta, ma non sulla sua completa sostituzione. «Malgrado l’importanza che diamo ai computer per condividere e processare le informazioni - spiega Paul Smith, manager dell’Xrcc - c’è ancora una forte dipendenza dalla pagina stampata per quanto riguarda il leggere e assorbire i contenuti. Naturalmente, tutti vorremmo usare meno carta, ma parlando con i clienti, ci rendiamo conto che molte persone preferiscono ancora avere a che fare con informazioni sulla carta». Sembra proprio che, almeno per un po’ di anni, i profeti della fine del foglio debbano rassegnarsi.
Negroponte del resto è in buona compagnia. Alla fine degli anni 90, un esperto della Microsoft aveva messo online uno studio in cui si prevedeva che per il 2002 sarebbe stata raggiunta la soglia di un miliardo di libri elettronici venduti, i cosiddetti e-book. Boom. E per il 2006 l’apertura delle prime edicole elettroniche. Tutto nel rispetto della «vision» di Bill Gates che per anni ha parlato dell’avvento dell’era dell’informazione elettronica che avrebbe fatto estinguere i «dinosauri» di cellulosa. «Fino a oggi - dice Cinzia Caradini, responsabile del centro studi di Assocarta, l’associazione delle industrie cartarie italiane - l’esperienza ci dice che nemmeno l’introduzione di tecnologie rivoluzionarie come internet e la posta elettronica hanno frenato la crescita dei consumi mondiali di carta». Basta un’occhiata alla tabella qui sotto per constatare che il mondo interno continua a consumare sempre più fogli. Solo negli Stati Uniti si è registrata una flessione negli ultimi cinque anni, ma seguente ad anni di boom. L’industria cartaria ha i suoi problemi, legati soprattutto ai costi crescenti dell’energia (le cartiere ne consumano parecchia), e della materia prima. Con il risultato che il mercato si ristruttura con il tipico percorso imposto dalla globalizzazione: già ora, la materia prima per la carta di minore qualità arriva quasi tutta dall’estero. In Italia comunque ci sono ancora 147 industrie cartarie, il numero più alto in Europa, anche se a causa dei costi i margini si restringono. «Tra il 2001 e il 2005 - spiega Cinzia Caradini - la produzione è aumentata del 12%, il fatturato è diminuito del 2,5%». Anche queste aziende dovranno puntare su nuove tecnologie? Non ne parlate alle storiche Cartiere Miliani di Fabriano. «Qui continuiamo a fare carta di qualità sempre alla vecchia maniera, puntando però sempre più sull’alta qualità», dice Ulisse Mannucci, che a 86 anni cura l’archivio storico dell’azienda e conserva gelosamente una tradizione che risale al 1200. «La carta l’hanno inventata i cinesi - spiega Mannucci - e l’hanno diffusa nel mondo gli arabi. Ma a Fabriano abbiamo introdotto le innovazioni che l’hanno resa meno deperibile e, con la filigrana, più “sicura”, e quindi utile per i documenti».
Come finirà? Forse come tante altre innovazioni tecnologiche: così come la tv non ha cancellato la radio, la carta non scomparirà, ma sarà affiancata in nuove applicazioni dall’e-paper, di cui già circolano prototipi. Fogli di materiale plastico, riempiti di particelle immerse in un liquido oleoso.

Sono simili a display sottilissimi e flessibili. Una scarica elettrica orienta le particelle in modo da far comparire le scritte. Basta un’altra scarica, e le particelle si ricompongono diversamente. Xerox, Siemens e Fujitsu, tra gli altri, sono al lavoro da tempo.

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