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Abusi nella Chiesa cilena: il Papa accetta le dimissioni di tre vescovi

Il vescovo Barros si è dimesso. Con lui altri due prelati della Chiesa cilena. Il Papa ha accettato le tre dimissioni. Verso una nuova fase di trasparenza

Abusi nella Chiesa cilena: il Papa accetta le dimissioni di tre vescovi

Papa Francesco, nel corso della mattinata di oggi, ha accettato le dimissioni del vescovo cileno Juan Barros. Assieme a quelle del titolare della diocesi di Osorno, Bergoglio ha accettato le dimissioni di altri due prelati della Chiesa cilena.

Barros, secondo più di una indiscrezione, farebbe parte di un elenco di ecclesiastici accusati di aver preso parte e/o aver assistito agli abusi compiuti da monsignor Fernando Karadima, che è già stato condannato a una vita di preghiera e penitenza. Nello specifico si parla di coperture su episodi di abusi ai danni di minori.

Il caso del vescovo di Osorno aveva fatto discutere. Il Santo Padre, durante l'ultima visita pastorale in Sudamerica, aveva detto:"Il giorno che avremo una prova contro il vescovo Barros, parlerò. Non c’è una sola prova d’accusa. Le altre sono tutte calunnie, chiaro?".

Parole che avevano suscitato la reazione del cardinale cappuccino O'Malley:"È comprensibile che le parole di Papa Francesco siano state fronte di grande dispiacere per le vittime di abusi sessuali da parte del clero", aveva dichiarato a caldo il porporato americano. E ancora:"Non essendo stato personalmente coinvolto nelle situazioni che sono state oggetto dell'intervista del Papa, non posso spiegare perché il Santo Padre abbia scelto le parole che ha usato nella sua risposta. Ma quello che so davvero - aveva chiosato - è che Papa Francesco riconosce pienamente gli enormi fallimenti della Chiesa e del suo clero che hanno abusato di bambini, e l'impatto devastante che questi crimini hanno avuto sulle vittime che ama particolarmente".

I due si erano poi "chiariti" rilanciando insieme sulla Pontificia commissione per la tutela dei minori. Ma la questione cilena era rimasta aperta, tanto da scoppiare dopo l'arrivo in Vaticano del dossier di monsignor Charles Scicluna, uomo della "tolleranza zero" che Bergoglio aveva inviato in Cile per raccogliere eventuali prove e testimonianze.

Lo stesso "plenipotenziario" per la lotta alla pedofilia si trova ancora oggi nella nazione sudamericana sempre per volontà del pontefice argentino. Non si esclude l'emersione di nuovi scandali.

Bergoglio, per sua stessa ammissione, sarebbe stato vittima della "mancanza di informazioni veritiere ed equilibrate". Per questo, insomma, Barros sarebbe rimasto al suo posto, e anzi elevato a vescovo, nonostante le accuse provenienti dal Cile. "Errori di valutazione", allora, sarebbero stati compiuti, ma la Santa Sede sta rimediando ascoltando sempre più vittime e commissariando ogni diocesi interessata da vicende di questo genere.

I vescovi cileni, nel frattempo, si sono dimessi in massa. Amministratore apostolico della diocesi di Osorno diviene così Jorge Enrique Conchua Cayuqueo, padre francescano di sessant'anni. Gli atri due prelati di cui Papa Francesco ha accettato le dimissioni sono Cristián Caro Cordero, arcivescovo di Puerto Montt, e Gonzalo Duarte García de Cortázar, vescovo di Valparaiso.

Questi ultimi due uomini di Chiesa, però, si sarebbero farti da parte per raggiunti limiti di età.

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