Accusò di stupro "tassista" di Uber. La donna indiana fa causa negli Usa

Dopo la denuncia, le autorità fermarono il servizio a Delhi. L'accusa: la compagnia non tutela la sicurezza dei clienti

Attiviste indiane manifestano contro la piaga degli stupri
Attiviste indiane manifestano contro la piaga degli stupri

Una donna indiana, che aveva accusato un tassista del servizio Uber di averla stuprata a New Delhi lo scorso anno, ha aperto una causa contro il servizio taxi in un tribunale americano.

La 25enne, che definisce il servizio "l'equivalente moderno dell'autostop", sostiene che la compagnia non faccia abbastanza per garantire la sicurezza dei passeggeri, privilegiando invece il profitto e ha chiesto che si prenda le responsabilità del caso per "danni fisici e morali".

Uber ha ribadito la sua vicinanza alla "vittima di un crimine orribile", ma per ora non ha voluto esprimere un commento sulla causa. L'avvocato che sta curando il caso, Douglas H. Wigdor, è lo stesso che rappresentava una cameriera d'albergo contro l'ex numero uno del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn.

Il legale sostiene che Uber non abbia svolto sufficienti

controlli sull'autista, che era noto come predatore sessuale. All'indomani della denuncia della donna, a Delhi si erano scatenate proteste che avevano fatto decidere alle autorità indiane di fermare il servizio di taxi in città.

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