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Ecco la nuova sinistra "woke" e identitaria

Mentre in Colombia gli attivisti di sinistra adottano gli slogan della cancel culture, in tutta l'America Latina nasce una generazione di leader attenti alle istanze della comunità Lgbtq e ai cambiamenti climatici. È la nuova sinistra "woke" d'importazione americana

Anche in America Latina la sinistra è "woke" e identitaria

Dall'antimperialismo marxista alla nuova sinistra identitaria e "woke", attenta alle minoranze Lgbt e transgender e ai cambiamenti climatici. È il mutamento della nuova sinistra sudamericana che emerge da un'analisi pubblicata sul sito web Persuasion, tradotta in italiano dal quotidiano Domani. In buona sostanza, il progressismo identitario della cancel culture, diffusosi negli ultimi anni negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone, è stato abbracciato da una nuova generazione di leader di sinistra, dal Cile alla Colombia passando per il Perù. Come analizzato da InsideOver, "woke" è diventata infatti la nuova parola d’ordine della sinistra progressista internazionale, la stessa sinistra liberal che negli Stati Uniti ha abbracciato, negli ultimi decenni, la politica dell’identità, ma soprattutto quella che secondo l’illustre politologo Francis Fukuyama ha deciso di esaltare "particolari forme di identità" anziché "costruire solidarietà attorno a vaste collettività come la classe operaia o gli economicamente sfruttati", e si è concentrata "su gruppi sempre più ristretti che si trovano emarginati secondo specifiche modalità". Da qui la guerra culturale e identitaria che sta dividendo la società americana in "tribù" – etniche, di genere – in competizione fra loro.

Da Marx al progressismo "woke": ecco la nuova sinistra sudamericana

Come spiega Persuasion, l'ossessione identitaria dei liberal Usa ha trovato terreno particolarmente fertile nella sinistra "antimperialista" e anticolonialista sudamericana, la stessa che ha studiato per anni testi come La pedagogia degli oppressi di Paulo Freire. Esempi di cancel culture in salsa sudamericana? In Colombia, nel settembre del 2020 i membri della comunità indigena Misak a Popayán hanno abbattuto una statua del conquistatore spagnolo Sebastián de Belalcázar, che aveva fondato la città nel sud ovest della Colombia nel 1537. Motivo? Secondo i Misak Belalcázar è colpevole di riduzione in schiavitù e genocidio.Nell'aprile 2021 i Misak hanno abbattuto un'altra statua di Belalcázar nella vicina Cali, come parte di una recente ondata di proteste contro il presidente colombiano Iván Duque. Eppure, nota l'analisi di Persuasion, mentre le "proteste sociali che si basano sulle teorie dell'oppressione non sono una novità in America latina", il "diffuso moto per abbattere le statue che si è visto nel 2021 è una sorta di novità". Non a caso, i simboli comuni nelle recenti proteste colombiane contro la polizia sono stati l'hashtag #ColombianLivesMatter - proprio come #BlackLivesMatter - e l'acronimo inglese Acab ("All Cops Are Bastards", tutti i poliziotti sono bastardi).

Un'ondata anticolonialista che arriva dagli Stati Uniti e dalle manifestazioni dei progressisti identitari contro le statue e i monumenti dedicati prima ai confederati, e che ora sta prendendo di mira anche i Padri fondatori della nazione, compresi illustri ex Presidenti degli Stati Uniti, fra cui Thomas Jefferson e Theodore Roosevelt. L'accusa è sempre la stessa: "schiavismo" o razzismo, senza alcuna contestualizzazione storica e secondo dei processi sommari post-mortem. Un fondamentalismo ideologico che sta portando gli Stati Uniti d'America in una guerra culturale fra progressisti identitari e conservatori. E che ora si sta diffondendo anche in Sud America, come l'esempio colombiano dimostra. E non è l'unico.

Il presidente "woke" cilieno

Fra la nuova generazinoe di leader di sinistra in America Latina che ha abbracciato la fede "woke" c'è sicuramente Gabriel Boric, presidente eletto cileno che entrerà in carica l'11 marzo prossimo. Figura del movimento studentesco del 2011, è il leader del partito di sinistra Convergencia Social (CS), forza politica progressista che si definisce "femminista, socialista, emancipatore, che contribuisce alla costruzione di una vita dignitosa e di un nuovo rapporto in relazione ai beni comuni e ai loro popoli". Attento ai diritti della comunità Lgbtq e transgender, nonché ai cambiamenti climatici, il Washington Post scrive che "le posizioni più sfumate di Boric lo hanno reso il primo presidente woke dell'America Latina, un leader progettato per un'età di pronomi di genere neutrali e Greta Thunberg".

In Boric c'è, dunque, tutto il bagaglio retorico della sinistra identitaria che lo rende una sorta di Alexandria Ocasio-Cortez cileno.

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