"Il terrore non terminerà fino a quando non collaboreremo per un'operazione di terra". Ne è certo il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan, che è tornato oggi a parlare della situazione di Kobane, città siriana a pochi chilometri dal confine, che sopporta da giorni una violenta offensiva dello Stato islamico (Is), che ieri è riuscito a penetrare in alcuni quartieri periferici.
Nonostante Erdogan ripeta che, senza inviare truppe, Kobane cadrà definitivamente, la Turchia nei giorni scorsi è rimasta a guardare, schierando molti uomini e carri armati al confine (una ventina i mezzi nel villaggio di Mursiptinar), ma senza andare oltre le parole. Il presidente turco ha comunque chiesto agli Stati Uniti di "intensificare" i raid aerei nel nord della Siria.
Il parlamento di Ankara ha approvato nei giorni scorsi una mozione che consentirebbe alle forze armate di agire in Siria e Iraq "contro i terroristi", ma Erdogan ha anche detto che un intervento sarà subordinato a una strategia che preveda la deposizione del presidente Assad.
La passività delle autorità ha scatenato proteste in diverse città della Turchia. La comunità curda è scesa in piazza a Istanbul, ma anche in molte città dell'area sudorientale del Paese (Batman, Van, Dyarbakir), affrontando una dura repressione da parte delle forze dell'ordine.
Secondo il quotidiano Hurryiet un giovane sarebbe morto, ucciso da un proiettile, nella provincia orientale di Varto. A Mardin è stato dichiarato un coprifuoco a partire dalle diciassette in sei distretti.
Da giorni Kobane è circondata da tre lati: est, sud, ovest. A nord passa il confine con la Turchia. Ieri lo Stato islamico è penetrato in tre quartieri alla periferia orientale della città e oggi gli scontri con le forze curde sono continuati anche a sud e ovest.
Gli attacchi aerei degli Stati Uniti e degli alleati finora non hanno fermato l'avanzata degli uomini di al-Baghdadi.
Nuovi strike hanno colpito oggi l'area a sud di Kobane, prendendo di mira mezzi militari, artiglieria e un unità dell'Is. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani sono almeno 400 i morti in tre settimane di scontri (219 jihadisti, 173 guerriglieri curdi).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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