Gli antichi si incontrarono a Sanxingdui

Una scoperta archeologica sta dando le prove dell’esistenza della Via della Seta del Sud. Pur separate da praterie, deserti, mari, fiumi e montagne, le civiltà si sono sempre incontrate. Perché ciascuno è sempre alla ricerca dei propri simili

Gli antichi si incontrarono a Sanxingdui

Della maschera d’oro rinvenuta di recente a Sanxingdui è rimasta solo la metà, ma sul web la nuova scoperta è diventata virale. L’account ufficiale di Weibo (il Twitter cinese) del museo
di Sanxingdui è quasi esploso... ma perché tanta attenzione? La principale ragione è una grande curiosità per l’ignoto, iniziata in quel torrido giorno d’estate del 1986 quando furono scoperti per la prima volta migliaia di preziosi reperti. La forma particolare degli antichi oggetti rinvenuti nel sito - come l’enorme statua umana di bronzo, l’albero di bronzo alto quasi quattro metri e il volto umano di bronzo con gli occhi sporgenti - è molto diversa da quelli delle culture pre-Qin con le quali i cinesi hanno familiarità. Ciò ha inevitabilmente colpito
il pubblico suscitando ogni sorta di fantasia sulla cosiddetta “misteriosità”
di Sanxingdui.

Per gli archeologi, però, tale mistero è principalmente frutto di un’illusione creata dal tempo. Semplicemente, con il passare dei millenni, quella civiltà antica da cui provengono i reperti finì per scomparire sotto terra e, così fecero gradualmente anche i vari documenti che la riguardavano. Quando è finalmente riemersa ha suscitato un forte stupore, dando vita ad ogni tipo di congettura e associazione di idee. Ma la storia lascia sempre degli indizi per coloro che sono abbastanza attenti e che possiedono occhi ben allenati. Nella sezione dedicata alle Biografie del Ferghana nel testo Memorie di uno storico di Sima Qian, si riporta che Zhang Qian - a cui le generazioni successive attribuiranno il merito di aver aperto gli scambi tra la Cina e l’Occidente - dopo essere tornato a Chang’an da una missione in Occidente disse all’imperatore Wudi della dinastiaHan: “Quando ero a Daxia, ho visto il bastone di bambù di Qiong e il panno di Shu e ho chiesto: ‘Come fate ad averli? La gente di Daxia mi ha detto: ‘I commercianti del nostro Paese li hanno comprati nello Shendu’.” Le due specialità del regno di Shu (anticoregno situato nel territorio dell’odierno Sichuan), il bastone di bambù di Qiong e il panno di Shu, a quel tempo potevano raggiungere il Regno greco-battriano stabilito dai colonizzatori greci in Asia centrale attraverso intermediari dello Shendu (nell’odierna India).

Questo dimostra l’importanza della regione del Sichuan in quel periodo come snodo del commercio tra la Cina e l’Occidente. È stato un luogo di incontro tra la civiltà cinese e quella occidentale, grazie al quale ha avuto origine la straordinaria antica civiltà di Shu. Quei misteriosi oggetti sono impronte profonde lasciate qui dalla civiltà umana. La maschera d’oro, che catalizza tanta attenzione oggi sul web, è infatti il prodotto dell’avvenuta fusione tra civiltà differenti. Per gli archeologi che stanno lavorando intensamente agli scavi, l’ultimo oggetto portato alla luce, apparentemente insignificante, non è meno importante della popolare maschera d’oro. Somiglia a un pezzo di carbone nero e, a prima vista, non ha un aspetto particolarmente interessante: solo con l’ausilio di strumenti professionali se ne può comprendere il vero valore - e la sua scoperta svela una pagina importante nella storia degli antichi scambi tra civiltà orientali e occidentali, rimasta nascosta per migliaia di anni. Perché questi “pezzi di carbone nero” hanno per gli archeologi un significato straordinario? Perché si tratta di seta. Il professor Duan Yu è un esperto della cultura di Ba Shu e uno dei primi a sostenere la necessità di uno studio approfondito della Via della Seta meridionale. A partire dal 1989 ha scritto moltissimo sulla cultura della civiltà del bronzo di Sanxingdui, conducendo studi comparativi dettagliati. Ne ha dedotto che il “complesso culturale” che comprende le statue di bronzo, le maschere e i bastoni d’oro e gli alberi di bronzo, emersi dalla civiltà del bronzo di Sanxingdui - nel corso superiore del Fiume Yangtze durante la dinastia Shang - appartengono alla medesima tradizione culturale delle antiche civiltà dell’Asia occidentale, dell’Egitto, della civiltà egea e dell’India. La diffusione della civiltà del bronzo di Sanxingdui e gli scambi interculturali con le altre civiltà avvennero lungo la Via della Seta meridionale: è questa la tesi oggi ritenuta più attendibile. La seta riportata ora alla luce potrebbe fornire una prova fisica diretta per lo studio della Via della Seta meridionale nel periodo pre-Qin. “È più difficile percorrere la strada di Shu che salire nel cielo azzurro... da 48 mila anni a questa parte, non ci sono mai stati scambi tra Qin e Shu”. È “colpa” di questo popolare poema di Li Bai se si diffuse la credenza che le relazioni tra l’antico Regno di Shu e la Pianura Centrale (tradizionalmetne ritenuta la culla della civiltà cinese) non fossero frequenti. I reperti archeologici scoperti nel 1986 nelle fosse n.1 e 2 del sito di Sanxingdui permisero invece di comprendere meglio gli scambi culturali tra Regno di Shu e Pianura Centrale. A Sanxingdui furono scoperti oggetti di culture neolitiche (oggetti in ceramica e giada) e oggetti in bronzo appartenenti alla dinastia Shang (calici e contenitori di vino in bronzo) originari della Pianura Centrale. Col tempo l’ambiente accademico ha progressivamente riconosciuto il fatto che l’antica civiltà di Shu avesse avuto relazioni culturali con le civiltà della Pianura Centrale, ipotesi suffragata dal fatto che lo stile dei tre oggetti in bronzo scoperti nella fossa n.3 è il medesimo di quelli prodotti in tarda epoca Shang.

L’importanza del sito archeologico di Sanxingdui non sta solo nelle migliaia di reperti che vi sono stati rinvenuti - dimostrazione dello splendore dell’antica civiltà di Shu di tremila anni fa - ma anche nella testimonianza di quanto la civiltà di questo antico popolo - assorbendo elementi culturali di diverse regioni, trasformandoli e introducendo innovazioni - sia stata talmente gloriosa da dare un’impronta alle generazioni future. Questi contatti fra lontane culture ci dicono in fondo che fin dalla nascita della civiltà umana l’uomo abbia sempre avuto l’impulso di incontrare i suoi simili. Anche se separate da praterie, deserti, mari, fiumi e montagne, le civiltà hanno sempre trovato una via per incontrarsi.

Forse la curiosità e l’attenzione che suscitano i reperti diSanxingdui si alimentano dall’innato sentimento di cercarci gli uni gli altri, un’indole che abbiamo ereditato dai nostri antenati, ai quali siamo debitori di aver creato per noi una civiltà.

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