Guerra in Ucraina

genocidio": Biden alza il tiro e accusa lo Zar

Nei giorni scorsi da Washington si confermava la linea di considerare le azioni russe come crimini di guerra, ma Biden adesso parla apertamente di genocidio. Zelensky: "Parole da vero leader"

"È genocidio": Biden alza il tiro e accusa Putin

Notte relativamente calma in Ucraina, dove sono risuonate le sirene di allarme in alcune grandi città senza però pesanti raid al momento segnalati. Soltanto a Zhytomyr, località a ovest di Kiev, testimoni locali hanno parlato sui social di forti esplosioni in periferia. A livello militare, oramai tutte l'attenzione è orientata su due fronti particolari: Mariupol e il Donbass. A livello politico invece, nella notte hanno destato scalpore le dichiarazioni del presidente UsaJoe Biden. Secondo l'inquilino della Casa Bianca, Putin in Ucraina starebbe commettendo un genocidio.

Le accuse di genocidio

"Il vostro bilancio familiare, la vostra possibilità di fare il pieno non dovrebbe dipendere dal fatto che un dittatore dichiara guerra e commette genocidio dall'altra parte del mondo". Sono state queste le parole di Joe Biden pronunciate quando negli Usa era pomeriggio, mentre a Kiev era da poco arrivata la notte. É la prima volta che il presidente degli Stati Uniti ha apertamente parlato di genocidio, con riferimento all conflitto in Ucraina.

Ascoltato dai giornalisti, poco dopo Biden ha confermato le accuse. "Sì, l'ho chiamato genocidio - ha detto - Le prove stanno aumentando, è diverso dalla scorsa settimana. Starà ai legali accertarlo, ma a me appare sempre più chiaro che sia genocidio". Dall'Ucraina ovviamente sono arrivate parole di apprezzamento, a partire dal presidente Zelensky. "Quelle di Biden - ha dichiarato il capo di Stato ucraino - sono parole da vero leader".

Le operazioni militari

Da Mariupol intanto ancora timori soprattutto per una popolazione rimasta intrappolata in una battaglia senza fine. I russi e i filorussi controllano il 90% della città, ma l'esercito ucraino continua a resistere. Ieri parte dei marines di Kiev è riuscita a ricongiungersi con i membri del Battaglione Azov rifugiati all'interno della grande acciaieria Azovstal.

Una mossa però che non dovrebbe comportare grossi mutamenti nella battaglia. Per i russi sta subentrando il problema della conquista dell'acciaieria, lì dove combattenti e soldati si sono posizionati in trincee e bunker e hanno a disposizione rifornimenti e munizioni, seppur solo per pochi giorni.

Tiene banco poi la questione delle armi chimiche. Lunedì sera membri dell'Azov avevano accusato i russi di un raid effettuato con “sostanze sospette”. Nessuno però è stato in grado di confermare la notizia. I timori in tal senso rimangono alti. Nelle scorse ore il Pentagono ha fatto sapere di temere la possibilità di un uso da parte russa di armi non convenzionali e chimiche in particolar modo.

Nel Donbass al contempo la notte è trascorsa in uno stato di calma apparente. Non sono stati segnalati grossi mutamenti lungo i fronti, con i russi per il momento sempre fermi a Izyum, località strategica tra Kharkiv e gli oblast di Donetsk e Lugansk. La calma però sembra poter presagire una nuova possibile escalation.

Nuovi video di truppe russe incolonnate lungo le frontiere orientali dell'Ucraina sono apparsi nelle scorse ore sui social. La Russia potrebbe puntare soprattutto su due direttrici, una da Belgorod e l'altra invece da Volvograd.

In allerta da giorni i comandi ucraini stanziati sia a pochi passi dalla linea di contatto con le repubbliche separatiste e sia nelle zone in cui i generali di Kiev si aspettano l'azione russa. L'operazione non è ancora iniziata, ma il conto alla rovescia starebbe per finire. “I russi stanno sfruttando questo tempo per riposizionarsi”, hanno ripetuto anche nelle scorse ore vertici della sicurezza Usa.

Lo stesso Vladimir Putin, parlando ieri con l'omologo bielorusso Lukashenko, è stato abbastanza chiaro nell'affermare come “non si hanno dubbi sul nobile obiettivo da raggiungere”, ossia per l'appunto quella che Mosca chiama “liberazione” delle aree russofone del Donbass.

Desta scalpore l'arresto di Viktor Medvedchuck

Intanto sul fronte politico nel cuore della notte sono arrivate ulteriori dettagli sull'arresto di Viktor Medvedchuck. Tra i fondatori del partito di opposizione filorussa “Per la Vita”, già da fine febbraio l'uomo risultava ai domiciliari con l'accusa di alto tradimento. Ma da almeno due settimane, hanno fatto sapere da Kiev, non si avevano più sue notizie.

Viktor Medvedchuck

Ritrovato con l'uniforme dell'esercito ucraino indossata probabilmente per non farsi riconoscere, Medvedchuck è stato catturato a seguito di un'operazione dell'intelligence.

Il fermo ha destato molto scalpore in quanto il politico e oligarca è amico personale di Vladimir Putin.

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