Bojo schiera la flotta per proteggere i merluzzi di sua Maestà

Boris Johnson intende rafforzare la flotta britannica per proteggere i merluzzi inglesi e tenere a debita distanza i pescherecci francesi. Ma se Bojo si prepara a rendersi Lord Nelson, Macron si farà Napoleone?

Bojo schiera la flotta per proteggere i merluzzi di sua Maestà

Il Regno Unito è pronto a schierare la flotta per difendere i merluzzi di sua Maestà nel post-Brexit. Il primo ministro Boris Johnson ha rivelato l'intenzione di potenziare la flotta della Royal Navy per proteggere le patrie acquee dove si trovano i banchi di pesce destinati a diventare protagonisti assoluti del Fish and chips - tenendo a debita distanza le reti europee: sopratutto quelle francesi.

Mentre a Bruxelles le scrivanie sono ancora ingombre di foglie e scartoffie per sancire i negoziati del dopo-Brexit, a Downing Street si preparano per una battaglia navale che rispolvera le celebri memorie di Lord Horatio Nelson, l'eroe della Baia d'Abukir. Questa volta, però, non c'è da difendere l'ingerenza britannica su rotte commerciali strategiche dalle ambiziose mire dell'imperatore di Francia Napoleone Bonaparte; ma del semplice quanto prezioso merluzzo - che Londra reclama e non vuole spartire con Parigi, con Reykjavík, o altri Stati continentali che intendano continuare ad inviare le loro navi sui grossi banchi che ora appartengono solo al Regno Unito. Per questo la Royal Navy si prepara a mettere in linea due nuovi vascelli, a raddoppiare i pattugliatori del "Fishery Protection Squadron" soprannominati "cod squad" (ossia squadrone del merluzzo), e a mandare in aria i suoi elicotteri per "sorvegliare" dall'alto le sue acque territoriali.

Non è la prima volta che il Regno Unito si trova a "combattere" una battaglia navale con altre potenze per difendere il proprio merluzzo. Già tra il 1958 e il 1976 furono almeno tre le così dette "cod wars" - i conflitti per il merluzzo - che videro le acque più pescose che contornano l'isola d'Albione essere teatro di speronamenti e tafferugli tra le navi inglesi e islandesi. Le tensioni si spinsero fino ad atti di vera e propria "pirateria", dove i corsari di sua Maestà - sentendosi un po' Francis Drake - arrivarono perfino a tranciare le reti a strascico del naviglio avversario. Nel 1973 ci fu addirittura un morto tra le fila della difficilmente pronunciabile marina Islandese; mentre nel 1974 uno zelante capitano islandese arrivò addirittura al punto si sparare un paio di cannonate su uno dei più grande pescherecci inglesi di allora, il C.S. Forester. Se qualcuno pensasse infatti che i pattugliatori destinati a controllare gli "stoccafissi" siano delle semplici motovedette, si sbaglierebbe e di molto: esse sono, almeno per parte inglese, unità classe River, navi corazzate, lunghe 75 metri, armate con cannoniere e mitragliatrice, che portano a bordo un equipaggio di 45 marinai.

Attualmente a preoccupare Londra sarebbero più i pescherecci di Parigi che quelli islandesi, dati i recenti "tafferugli" registratisi a largo della Normandia, e dato che è da oltre un quarto di secolo che Francia e Uk non trovano una patto soddisfacente per entrambi che non vada ricontrattato di anno in anno. Nelle mire di Johnson c'è il programma di strappare un patto alla "norvegese", con quote di pesca da definire un anno alla volta, dopo che un'equipe di scienziati definisca e pattuisca percentuali di baccalà, eglefino, aringhe e sgombri, rana pescatrice e via dicendo. La Gran Bretagna uscendo dall’Unione ha abbandonato la convenzione di Londra che garantiva il libero accesso ai pescherecci d’Oltremanica, i quali, secondo le stime, razziavano dalle acque inglesi ben 700mila tonnellate di pesce l'anno.

Sebbene la diplomazia sia seduta al tavolo per trovare anche in questo caso la soluzione più indolore, c'è una carta molto convicente che l'Unione potrebbe giocare contro Bojo se si dimostrasse inamovibile: qualcuno infatti in sede di negoziati ha già ricordato che tre quarti del pescato inglese viene venduto in Unione europea per un introito di per 430 milioni di euro. Non vorrebbero doversi trovare "costretti" a cercere un altro fornitore.

Se non si troverà un accordo, le navi da fregata di sua Maestà diverranno protagoniste della nuove dispute ittiche senza doversi spingere - come Johnson aveva annunciato - nelle calde acque del Mar cinese meridionale; e da protettrici delle rotte commerciali e della libertà di esercitare la pesca da parte degli Stati scalzati da Pechino, si ritroveranno a “sorvegliare” oltre 80mila miglia marine tra lo stretto della Manica e il nord dell’Atlantico per assicurarsi che nessuno rubi il pesce sotto il naso della corona. Insomma "dalla padella alla brace".

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