Brexit, frenata della May: "Rimandiamolo al 2019"

Il governo britannico annuncia di non avere intenzione di attivare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona prima della fine dell'anno: il Brexit slitta al 2019

Brexit, frenata della May: "Rimandiamolo al 2019"

Brexit rimandato a settembre. O meglio a gennaio. Il governo britannico ha annunciato oggi che il Regno Unito non chiederà l'applicazione del trattato 50 del Trattato di Lisbona – che regola l'uscita di uno Stato membro dall'Unione Europea – prima della fine dell'anno, escludendo così la concretizzazione del Brexit prima del 2019.

La notizia, riferisce l'Independent , è stata data dall'avvocato del governo Jason Coppell all'Alta Corte di Giustizia di Londra, riferendo i propositi del neo primo ministro Theresa May.

Al momento dell'insediamento la May era stata chiarissima: “Brexit significa Brexit”, aveva detto nel primo discorso davanti al numero 10 di Downing Street. Pochi giorni fa, però, la stessa premier aveva annunciato che il processo di uscita del Regno dalla Ue non avrebbe potuto prendere il via prima che fosse chiarita la posizione della Scozia.

Coppell ha ammesso che la questione presenta caratteristiche di urgenza e che la posizione del governo di Sua Maestà potrebbe cambiare; al momento, però, l'attivazione dell'iter per concretizzare finalmente la Brexit decisa dal referendum del 23 giugno scorso non è prevista prima dell'anno prossimo. Coppel ha sottolineato anche la delicatezza del caso, accennando alla possibilità di un ricorso alla Corte Suprema.

Le azioni valutate dall'Alta Corte sarebbero da attribuire a privati cittadini, che esigono un passaggio parlamentare per sancire la Brexit. Secondo i principi del common law in vigore nel Regno, la copnsuetudine non ammetterebbe una decisione autonoma del primo ministro.

Il parlamento di

Westminster, quindi, avrebbe almeno teoricamente la possibilità di vedersi attribuita l'ultima parola. Nel frattempo, in attesa che si diradi il polverone del post-referendum, il governo May prende tempo.

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