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Calais, bufera sui volontari che sfruttano sessualmente i migranti

Sempre più segnalazioni di migranti abusati dai volontari: l'Unhcr promette di intervenire. Nella Giungla di Calais regna l'anarchia

Calais, bufera sui volontari che sfruttano sessualmente i migranti

Volontari che si presentano alla Grande Giungla di Calais con il pretesto di aiutare i migranti e finiscono poi per sfruttarli sessualmente. È davvero una brutta storia quella che arriva dalla città francese affacciata sulla Manica, dove da ormai quasi due anni è sorta un'immensa baraccopoli che ospita le migliaia di disperati pronti a tutto pur di tentare l'ingresso clandestino in Inghilterra.

Un microcosmo finito da tempo sotto la lente d'ingrandimento della stampa internazionale ma mai abbastanza esplorato nei suoi lati più oscuri. Ed è servita un'inchiesta del quotidiano liberal britannico The Independent per gettare luce sul giro di prostituzione e relazioni sessuali intrecciate fra migranti e volontari. Relazioni definite improprie da molte delle stesse organizzazioni umanitarie che a Calais operano con centinaia di uomini e donne.

Sono sempre di più infatti le segnalazioni di rifugiati che raccontano di essere stati approcciati da volontari - uomini e donne - che non esitano a chiedere prestazioni sessuali in cambio di cibo, vestiti, medicinali e consulenze legali. Fra le vittime di questo tipo di sfruttamento ci sarebbero purtroppo anche dei bambini.

A confermare queste ricostruzioni una discussione postata online da uno dei volontari, che nel gruppo Facebook "Calais - People to people" ha raccontato di aver sentito voci su "ragazzini al di sotto dell'età del consenso che facevano sesso con i volontari" e su volontari abituati a fare sesso con diversi migranti nello stesso giorno. Si tratta chiaramente di relazioni fondate su un rapporto assai sbilanciato a favore dei volontari, mentre i profughi si trovano quasi sempre in posizione di debolezza e quindi finiscono per essere assai vulnerabili.

"Uno dei problemi principali - spiega Clare Mosely, fondatrice dell'ong Care4Calais - È che la Giungla non è un campo profughi riconosciuto, ma un accampamento illegale: questo rende impossibile un monitoraggio accurato di chi entra e di chi esce. Se qualcuno si comporta male, possiamo espellerlo dalla nostra associazione, ma non bandirlo dal campo."

Sul caso è intervenuto anche un portavoce dell'Unhcr (l'agenzia Onu per i rifugiati, ndr) che ha promesso di "affrontare presto" la questione.

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