Caso Floyd, la protesta arriva davanti alla Casa Bianca

Sul corpo di Floyd è stata intanto eseguita l’autopsia, che ha negato che il decesso dell’uomo sia avvenuto per una sola semplice causa

Caso Floyd, la protesta arriva davanti alla Casa Bianca
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Negli Usa, la rabbia popolare e le proteste per la morte di George Floyd, che hanno sconvolto per tre notti consecutive Minneapolis e che si stanno estendendo a sempre più città del Paese, sono ieri arrivate anche davanti alla Casa Bianca. Centinaia di persone si sono appunto radunate davanti alla residenza presidenziale invocando giustizia per l’afroamericano deceduto in seguito a un fermo di polizia, con un agente che si era inginocchiato sul collo di quell’uomo di colore. Tafferugli tra forze dell’ordine e attivisti si stanno attualmente verificando, oltre che a Minneapolis, a New York, Houston, Los Angeles, dove un poliziotto è rimasto ferito negli scontri, e nelle città di St. Paul e Roseville, ubicate nello Stato del Missouri.

L’assembramento davanti alla Casa Bianca, evidenzia oggi La Repubblica, è stato caratterizzato da momenti di tensione, dato che, a un certo punto, un giovane bianco è stato portato via dagli agenti per motivi ancora ignoti, con gli altri manifestanti che hanno allora reagito con indignazione incontenibile.

Dato che la rabbia delle centinaia di manifestanti presenti davanti alla sede del commander-in-chief non accennava a placarsi, i servizi di sicurezza preposti alla tutela di Trump e alla salvaguardia dei luoghi del potere federale hanno deciso la serrata della residenza presidenziale.

Per motivi di ordine pubblico, riporta la testata romana, è stato interdetto a chiunque l’accesso dall’esterno alla Casa Bianca, persino ai giornalisti accreditati presso quest’ultima. La situazione sarebbe però ormai tornata alla normalità, con la Cnn che ha annunciato da poco la decisione dei medesimi servizi di sicurezza di riaprire l’edificio pubblico.

Mentre la sede del capo dello Stato a stelle e strisce si blindava e mentre negli Usa esplodeva la collera dovuta agli abusi delle forze dell’ordine contro le minoranze, il tycoon faceva sapere ieri, rimarca il quotidiano, di avere telefonato alla famiglia di George Floyd per esprimere vicinanza e comprensione verso il dolore provato adesso dai parenti del malcapitato nonché per promettere che giustizia sarà fatta. The Donald, sempre ieri, ha poi ribadito la necessità che il Minnesota, epicentro delle contestazioni di piazza, torni al più presto alla normalità e che venga lì rapidamente ripristinato l’ordine.

Il giornale fondato da Eugenio Scalfari ci ha contestualmente tenuto a precisare che anche Joe Biden, il rivale democratico di Trump alle presidenziali di quest’anno, ha comunicato ultimamente di avere parlato con i familiari dell’uomo di colore morto a Minneapolis.

Proprio riguardo alle cause del decesso dell’afroamericano è stata appena diffusa una notizia che farà discutere, relativa all’esito dell’autopsia sul corpo di Floyd. Ad avviso del medico legale della contea di Heppepin, riporta La Repubblica, non sarebbero emersi dall’esame autoptico elementi sufficienti a stabilire che la morte di quel cittadino di Minneapolis, bloccato da un poliziotto inginocchiatosi per 9 minuti sul collo del malcapitato, sia stata determinata esclusivamente da asfissia o da soffocamento.

Il referto medico, sottolineando la molteplicità delle circostanze che avrebbero provocato la morte del soggetto arrestato, fornisce quindi un nuovo e più complesso quadro circa la tragica scomparsa di Floyd, accennando anche alla coronaropatia e all’ipertensione da cui la vittima era afflitta: “Gli effetti combinati dell'essere bloccato dalla polizia, delle sue patologie pregresse e di qualche potenziale sostanza intossicante nel suo corpo hanno

probabilmente contribuito alla sua morte”. La famiglia dell’afroamericano ha però rigettato la versione del medico legale, annunciando di conseguenza di volere fare svolgere sul corpo del defunto un esame davvero indipendente.

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