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Omicron, chiamata così per non offendere la Cina

La scelta di chiamare la variante Sudafricana Omicron, invece di "Xi", ha messo l'Oms al centro di molte polemiche su presunti favoritismi alla Cina. Soprattutto in materia di Covid

Omicron, chiamata così per non offendere la Cina

Se mai vi foste chiesti come vengono scelti i nomi delle numerose varianti che si sono affacciate dall'inizio della Pandemia, la risposta l'ha data l'Oms. Il criterio usato per evitare i nomi dei paesi dove erano state scoperte è stato quello di scegliere le lettere dell'alfabeto greco.

Seguendo quest'ordine, la nuova variante Sudafricana avrebbe dovuto chiamarsi "Nu". Tanto che molti scienziati l'avevano già nominata così. Ha creato quindi molto stupore la scelta dell'Oms di chiamarla Omicron. In molti si sono chiesti perché, e a far luce sull'intera vicenda ci ha pensato il Telegraph, che in un lungo articolo ha spiegato le motivazioni, che sono più di ordine politico che scientifico.

Da quanto si legge la lettera "Nu" si sarebbe potuta confondere con la parola inglese "new", e questo poteva essere un motivo comprensibile per evitare confusioni. Di logica però la lettera successiva da usare era la "Xi", ma una fonte interna all'Oms che ha parlato al Telegraph, ha raccontato che è stata subito scartata, perché la sua pronuncia ricordava troppo il nome presidente cinese Xi Jimping.

Per evitare quindi un incidente diplomatico si è preferito passare ad Omicron, e questo per "non stigmatizzare un'intera regione". La cosa non è passata certo inosservata creando molto scompiglio sul web, dove non sono mancate pesanti ironie sia sulla scelta del nome, che sull'Oms. Su questo si è particolarmente concentrato il senatore americano Ted Cruz che ancora una volta ha accusato l'Organizzazione Mondiale della Sanità di sudditanza nei confronti della Cina. "Se l'Oms ha paura del partito comunista cinese, come possiamo fidarci che chiedano loro conto la prossima volta che cercheranno di nascondere una catastrofica pandemia globale?", ha scritto su Twitter.

L'Oms e le relazioni con la Cina

Il senatore non è però l'unico ad attaccare l'Oms, così come riportato da un'inchiesta dell'India Times, accusata più volte di aver avuto un occhio di riguardo per la Cina in materia di Covid. Questo a partire proprio degli albori, quando l'infezione era ancora limitata all'Asia. In quell'occasione aveva ripetutamente minimizzato la sua gravità, non lanciando un allarme a livello mondiale. Anche la scelta del nome Covid era lontana da quella fatta per la Mers, chiamata in questo modo dal posto di provenienza (Sindrome Respiratoria del Medio Oriente ndr).

Anche diversi paesi in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all'Australia hanno più volte affermato che l'Oms non è mai riuscito a ritenere responsabile la Cina della Pandemia, e a condurre un'indagine approfondita sulle origini del Covid. L'organo mondiale è stato anche accusata di non riconoscere Taiwan, che è indipendente dalla Cina, ma che Pechino considera una provincia rinnegata. La prova di questo nel marzo 2020, quando un consulente senior dell'Oms non ha risposto alla domanda di una giornalista, fingendo prima di non aver sentito e poi riattaccando la videochiamata.

Una volta ripristinato il collegamento e riformulata nuovamente la questione su come Taiwan aveva contenuto il virus, la risposta è stata: "Beh, abbiamo già parlato della Cina", prima di concludere rapidamente.

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