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Clinton, autorevole anche se con scarsi contenuti

Con la grinta Hillary Clinton ha spiazzato il suo avversario nel primo dei tre dibattiti in programma. Ma i suoi contenuti sono scarsi

Clinton, autorevole anche se con scarsi contenuti

Con un’esibizione di fiducia in se stessa quasi spudorata si è presentata vestita di rosso repubblicano e una espressione di sfida corretta da un sorriso. Ha indossato quasi sempre quel sorriso senza moduli che rende le sue fossette dei buchi neri e poco carini. Però l’insieme era coraggioso: una donna non più giovane che finalmente ha trovato anche il giusto taglio dei capelli. Andando incontro a Trump (che ha chiamato sempre Donald, come è d’uso in America) ha dimostrato due cose: di camminare in perfetto equilibrio e di avere il coraggio di affrontare un avversario che l’ha attaccata brutalmente. Ciò ha spiazzato il repubblicano che ha ecceduto in cavalleria e gesti di cortese sottomissione, che lei ha incassato come diritti d’autore.

Sul linguaggio non verbale è andata meglio di Trump, ma non un granché. Quando Trump, con molto garbo, la attaccava, lei faceva la maschera del «sentite un po’ questo che cosa si va a inventare». Apriva la bocca di colpo come se una sorpresa impossibile le fosse scoppiata in faccia. La postura è stata un po’ a manico di scopa, con la maschera fissa da teatro giapponese. Il linguaggio verbale dei contenuti non aveva nulla di affascinante. Stangare i ricchi (come voleva il suo concorrente Bernie Sanders) fino a fargli sputare il malloppo che si sono messi da parte in un’era di rapine. Non una parola su come si produce la ricchezza, prima di tirare il collo alla gallina dalle uova d’oro e molta retorica sulle armi da fuoco e sul razzismo. Retorica perché le armi in circolazione usate dalle gang non sono quelle legalmente registrate, ma pistole di contrabbando militare o straniero. Ma erano le cose che il suo elettorato voleva sentir dire e lei le ha dette come se avesse letto uno spartito.

Sulla storia delle 30 mila email passate illegalmente sul suo server di posta, ha abilmente tagliato corto: «È stato un mio errore, non lo ripeterei, solo colpa mia, mi scuso». Non ha così lasciato spazio a Trump per incanaglirsi, mentre poco dopo Trump ha accusato il colpo delle ricevute delle tasse, che non vuole esibire.

È stata, quella di Hillary, una fiera dei luoghi comuni liberal ma - e su questo ha ragione Trump, non ha indicato una sola ricetta su come affrontare la crisi americana per risolverla.

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