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Colombia, accordo di pace ​tra il governo e le Farc

Dopo una guerra civile durata 52 anni e costata la vita a 230mila persone, il governo colombiano e le Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) hanno stipulato definitivamente un accordo di pace che prevede il disarmo dei guerriglieri e, naturalmente, un cessate il fuoco bilaterale

Colombia, accordo di pace ​tra il governo e le Farc

Dopo una guerra civile durata 52 anni e costata la vita a 230mila persone, il governo colombiano e le Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) hanno stipulato definitivamente un accordo di pace che prevede il disarmo dei guerriglieri e, naturalmente, un cessate il fuoco bilaterale. Lo storico annuncio è stato dato oggi, 25 agosto, da Humberto de la Calle, delegato dell’esecutivo colombiano per la negoziazione, subito dopo la firma, avvenuta all’Avana, con i rappresentanti delle Farc. “La guerra è finita”, ha esultato de la Calle, che già da ieri, sul suo profilo Twitter, aveva preannunciato la stipula. L’accordo è stato raggiunto dopo quattro anni di negoziati, avvenuti a Cuba, luogo simbolo dal quale Fidel Castro lanciò quella rivoluzione marxista che ha ispirato i combattenti delle Farc per più di mezzo secolo. I quali, però, non sembrano aver sepolto completamente l’ascia della revoluciòn: “Abbiamo finito di combattere con le armi, ma ora combatteremo con le idee”, ha detto il capo dei negoziati per le Farc, Iván Márquez, ex membro del Congresso colombiano, che ha deciso di intraprendere la strada della guerra civile dal 1980. Un accordo incompleto L’accordo per essere efficace dovrà passare dal voto dei cittadini colombiani, chiamati alle urne il prossimo 2 ottobre. Il referendum sarà vincolante sia nei confronti dell’esecutivo colombiano che del Congresso, come ha stabilito circa un mese fa la Corte costituzionale colombiana, e sarà ritenuto valido soltanto nel caso di superamento della soglia minima del 13% dei votanti a favore del sì; all’incirca 4,3 milioni di voti.

E lo stesso dovranno fare le Farc, sottoponendo l’accordo all’assemblea interna della Decima Conferenza, che dovrà, una volta per tutte, sancire la fine della lotta contro il governo di Bogotà, particolarmente vicino a Washington. Ancora non sono stati chiariti tutti i punti del patto, ma c’è una clausola particolare che ha creato parecchie polemiche, soprattutto all’interno del Parlamento colombiano, che riguarda la possibilità per alti esponenti delle Farc di partecipare attivamente alla politica del Paese, attraverso la concessione di un numero limitato di rappresentanti nel Congresso e, forse, anche della creazione di un partito. Gli ex membri delle Farc, scesi in politica, saranno solo dei portavoce, senza diritto di voto, coinvolti in questioni esclusivamente relative all’accordo di pace, ha spiegato il presidente colombiano Juan Manuel Santos, intervenuto in diretta televisiva, subito dopo l’annuncio della stipula del trattato, dichiarando inoltre: “oggi finiscono la sofferenza, il dolore e la tragedia della guerra”. Non è ancora del tutto chiaro, invece, se nei confronti dei combattenti l’accordo prevede un’amnistia parziale, oppure un processo di riconciliazione nazionale che dovrà passare dalle aule dei tribunali. Secondo il Washington Post, gli ufficiali delle Farc potranno evitare la prigione solo nel caso di una piena confessione riguardo il loro ruolo nel conflitto. Non è spiegato, invece, cosa ne sarà delle migliaia di guerriglieri.

Il problema della smobilitazione Nel caso in cui l’accordo dovesse diventare esecutivo in ottobre le Farc dovranno iniziare un processo di smobilitazione dei campi, all’interno delle zone protette, e quindi dei suoi circa 7 mila combattenti, secondo alcune stime delle Nazioni Unite. Inoltre, l’organizzazione armata avrà solo 180 giorni di tempo per disarmare i territori e tutti i suoi combattenti.

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