Coronavirus, Hong Kong trema: supermercati presi d'assalto

I cittadini di Hong Kong hanno fatto incetta di cibo e beni di prima necessità. I prodotti stanno lentamente sparendo dagli scaffali; introvabili mascherine e disinfettanti. Il terrore di una nuova Sars

Coronavirus, Hong Kong trema: supermercati presi d'assalto

La paura di essere contagiati dal nuovo coronavirus ha scatenato il panico a Hong Kong, megalopoli situata a due passi dalla Cina continentale.

Secondo quanto riferito dall'agenzia Asianews, i cittadini dell'ex colonia britannica sono terrorizzati per un possibile isolamento della città. L'ipotesi di una quarantena stile Wuhan ha spinto masse di persone a prendere d'assalto negozi e supermercati per accaparrarsi quanto più cibo possibile.

I beni essenziali dei quali la gente ha fatto incetta comprendono carne di maiale, riso, frutta, verdura, pollo e frutti di mare. Questi prodotti stanno lentamente sparendo dagli scaffali, mentre già da diversi giorni risultano introvabili (o quasi) beni sanitari come mascherine chirurgiche, disinfettanti e guanti di gomma.

Una reazione del genere è comprensibile? Dati ufficiali alla mano, a Hong Kong sono fin qui stati registrati 26 casi di pazienti infetti da coronavirus e un morto. Il problema, sostengono gli esperti, è rappresentato dalla trasmissione del virus su scala locale, senza più passare dalla Cina. In altre parole è possibile che in città vi siano soggetti infetti, e che la scelta di chiudere le frontiere si riveli un mezzo buco nell'acqua.

I cittadini di Hong Kong sono terrorizzati

Certo, la governatrice Carrie Lam ha attuato una misura drastica: tutti coloro che arrivano dalla Cina a Hong Kong sono sottoposti a una quarantena obbligatoria di 14 giorni, siano essi cinesi, hongkonghesi o stranieri. Lam ha poi chiuso tutte le vie di comunicazione con la Cina eccetto il porto della Shenzen Bay, l'aeroporto e il ponte che unisce Macao e Zhuhai.

I sindacati autonomi di dottori e infermieri chiedevano qualcosa di ancora più drastico: la chiusura totale delle comunicazioni con la Cina. Scenario, questo, impossibile per una ragione ben precisa: sigillare i confini impedirebbe l'ingresso a Hong Kong dei camion che trasportano merci, fra cui derrate alimentari fondamentali per l'ex colonia britannica.

Nel frattempo una nave da crociera con 3.600 persone a bordo, tra cui un paio di passeggeri sospettati di aver contratto il coronavirus, è bloccata al Kai Tak terminal mentre pochi giorni fa migliaia di persone sono giunte in città dalla Cina. Gli hongkonghesi sono terrorizzati e pensano al disastro sanitario avvenuto 17 anni fa, quando l'epidemia di Sars provocò la morte di 300 persone di Hong Kong.

Ecco perché i cittadini accumulano cibo e medicinali e si blindano nelle proprie abitazioni, in attesa di momenti migliori. Il governo ha assicurato che i camion carichi di merci provenienti dalla Cina non subiranno alcuna quarantena; saranno solo disinfettati e, al massimo, potranno esserci ritaradi nei rifornimenti.

Ma ad aggravare la situazione è la carenza di dottori e infermieri, che da diversi giorni scioperano perché le autorità si rifiutano di chiudere completamente le frontiere. Dopo le proteste contro la legge sull'estradizione durate mesi, Hong Kong sta per entrare in un nuovo incubo.

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