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Covid-19, il predicatore dell'islam invita sui balconi per i canti di guerra

Il predicatore islamista invita i musulmani ad intonare i canti di guerra sui balconi. Ecco come il Covid-19 soddisfa chi vuole la sharia

Covid-19, il predicatore dell'islam invita sui balconi per i canti di guerra

La limitazione delle libertà di circolazione e di alcune libertà personali, che è dovuta com'è noto alla pandemia da Covid-19, sembra non dispiacere troppo a certi fautori dell'islam estremo. Si può fare un nome: Idriss Sihamed, che ha una visione quantomeno particolare della situazione cui il mondo è costretto a fare fronte.

Ci sarebbe una contiguità, e questo è il cuore della presa di posizione del "predicatore" islamico che ha già fatto discutere Oltralpe ma non solo, tra quello a cui il Covid-19 costringe le popolazioni e quello che la sharia, la legge islamica, porta in dote naturalmente.

Per comprendere l'intensità di certe condisedazioni, basta citare un virgolettato, che è stato riportato anche sull'edizione odierna di Libero e che va attribuito appunto a Sihamed: "È la prima volta nella mia vita che posso dire a una donna che vuole stringermi la mano "no" con gioia e buonumore". Per la civiltà occidentale, può sembrare un assurdo, e anzi di sicuro lo è, ma magari per certi emisferi islamisti quell'assunto è valido. Il Covid-19, riducendo i rapporti sociali, si sarebbe in qualche modo sovrapposto alla puù sacra delle leggi islamiste.

Poi c'è tutta la narrativa inerente ai "balconi", che per qualche giorno ha attecchito pure nel Belpaese e che ora viene introdotta nelle nazioni che stanno combattendo, a ragione o meno, le prime fasi di questa battaglia contro il più subdolo dei "nemici invisibili". In molti, nel corso di queste ore, si affacciano dalle finestre per intonare canzoni, che per lo più vertono sullo spirito di solidarietà nazionale. Vale anche per la Francia di Emmanuel Macron, che dopo aver fatto svolgere le elezioni municipali lo scorso fine settimana, ha decisamente cambiato linea sul da farsi, parlando di "guerra".

C'è, anche tra i francesi, chi cerca di rendere la tensione meno tangibile con canzoni allegre. L'invito di Idriss Sihamed punta ad un altro piano: "Fate come gli italiani. Cantate i nasheed dalle vostre finestre e recitate il Corano, creerà un ambiente più sano in questo Paese che tossisce". L'appello è arrivato via social. Tutto normale, se non fosse che i nasheed possono anche contenere proposizioni non proprio pacifiche. Il coronavirus, attraverso questa chiave, sembra divenire una sorta di assist offerto all'estremismo islamico.

La Francia deve misurarsi con il problema dei quartieri a maggioranza islamica. Marion Maréchal Le Pen, in una recente intervista rilasciata a La Verità, ne ha apertamente parlato. Ma la questione è stata sollevata da anni. I lepenisti credono che la "bomba sociale", che in parte è già eplosa, possa contribuire all'aggravarsi dello stato pandemico.

Le tesi sostenute dal predicatore islamico suggeriscono come qualche problema, sul piano dell'estremismo religioso, possa sussistere, mentre in Francia lo Stato procede a contrastare un quadro che ancora non assomiglia per tragicità dei numeri al nostro.

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