Guerra in Ucraina

Crimini di guerra

Crimini di guerra

AJebel Sahaba, nel Sudan settentrionale, vicino all'Egitto, nel 1964 venne scoperta una sepoltura comune vecchia di 14.000 anni, la prima prova conosciuta di un conflitto bellico. Conteneva i resti di 61 persone, fra donne, uomini, bambini, e quasi la metà aveva segni di ferite gravi, alcuni avevano le ossa trapassate da punte di freccia. Gli altri probabilmente morirono per ferite ai tessuti molli, di cui non rimase traccia. A Bucha, nell'Ucraina settentrionale, il 2 aprile 2022 sono stati ritrovati centinaia di civili uccisi - donne, uomini, bambini - alcuni con le mani legate e un colpo di pistola alla nuca, massacrati a sangue freddo dalle truppe russe.

Nonostante oltre due millenni di filosofia, scrittura, scienza, studi, politica e religioni organizzate, niente è dunque cambiato nello spirito ferino del Sapiens quando si tratta di distruggere il nemico con la morte e, soprattutto, con l'esibizione della ferocia senza pietà. In compenso, oltre due millenni di filosofia, politica eccetera ci hanno dotati del giudizio etico e anche di strumenti giuridici per condannare i colpevoli: moralmente e concretamente. Che si tratti di crimini di guerra non c'è dubbio e - ammesso che non si possa o non si voglia risalire a una responsabilità diretta di Vladimir Putin - chi erano gli ufficiali russi che hanno permesso o ordinato il massacro?

Quanto a Putin, con la strage di Bucha cade definitivamente la tesi per cui la Russia combatte per «liberare il Donbass dai nazisti ucraini»: i bambini, le donne, gli uomini di Bucha non erano nazisti ucraini, li si è uccisi unicamente per diffondere il terrore. Il terrore e l'inutile strage di cittadini inermi porteranno a una ferita fra due popoli che non si sanerà in decenni, forse in secoli, mantenendo e accrescendo tensione e paura in tutta l'Europa. È questo, palesemente, che Putin vuole, prima di decidersi a chiudere la guerra. È questo, oltre ai lutti, che non gli si può perdonare. Sento già il coro di chi dice, immancabilmente, che allora si doveva parlare di crimini di guerra anche per gli americani, in Irak, in Afghanistan e in ogni dove.

Hanno ragione, benché questa sia una guerra scatenata gratuitamente contro uno Stato non accusabile di terrorismo, dittatura, barbarie: ma, proprio per questo, è ora di stabilire il principio che altre Jebel Sahaba saranno perseguite come crimini specifici e particolarmente gravi in quel più vasto crimine che è la guerra.

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