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Dagli Usa niente missili. Erdogan offre al Cremlino il vertice con Kiev e Nato

L'annuncio di Biden. Mosca: "Scelta ragionevole". Ankara: "Qui un tavolo per la pace". Putin: "Sì all'export di grano ma basta sanzioni"

Dagli Usa niente missili. Erdogan offre al Cremlino il vertice con Kiev e Nato

No armi, sì pace? Magari fosse così semplice e immediato risolvere l'atroce conflitto in Ucraina. L'annuncio del presidente americano Joe Biden, che non invierà armi a Kiev con una gittata tale da colpire la Russia è solo in parte una sorpresa. I lanciarazzi multipli (Mlrs) agognati dagli ucraini, che nelle nuovissime versioni possono arrivare a 300 chilometri colpendo in profondità il territorio russo, erano da sempre fuori discussione.
Da Mosca deve essere arrivato oltreoceano un messaggio sotterraneo, ma forte e chiaro, che se una città russa venisse colpita pesantemente ci sarebbe un'escalation verso il terzo conflitto mondiale. Non a caso subito dopo la dichiarazione di Biden il vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca ed ex capo di Stato russo, Dmitrij Medvedev, con indosso i panni inusuali del «falco», ha spiegato sul proprio canale Telegram che la decisione Usa «è ragionevole».

E aggiunto che «altrimenti se le nostre città venissero attaccate, le forze armate russe concretizzerebbero le loro minacce e colpirebbero i centri decisionali criminali» che secondo Medvedev stanno «ben lontani da Kiev», ovvero oltre i confini ucraini.
Non è ancora escluso che Washington fornisca lanciarazzi multipli capaci di mettere in difficoltà i russi, ma con una gittata minore di 32 o 70 chilometri, che difficilmente possono venire utilizzati per colpire in profondità oltre confine nell'Ucraina orientale a parte (forse) dall'area di Kharkiv. Se le nuove armi non arrivassero a breve il Donbass è perduto con le forze ucraine che si fanno massacrare dall'artiglieria russa a Severodonetsk per rallentare gli invasori in vista della battaglia finale sulla linea del Piave fra Sloviansk e Kramatorsk.

E forse proprio sul destino del Donbass esiste un tacito accordo, che nessuno ammetterà mai, per lasciare mano libera ai russi. La contropartita potrebbe essere una linea rossa su Odessa, che se conquistata strangolerebbe l'Ucraina senza più accesso al mare. A Kherson, occupata dai russi, ma con gran parte della popolazione ostile, sarebbero gli ucraini, che stanno cercando di contrattaccare, ad avere via libera.
Gli occidentali continuano a rifornire di armi Kiev come gli obici Caesar della Francia, che «si sono rivelati affidabili ed efficaci» ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Nella capitale ucraina ha ricevuto la sua omologa francese, Catherine Colonna, molto chiara sull'aiuto bellico di Parigi che «continuerà e si rafforzerà».

Il video girato da un drone russo sulla distruzione di una postazione di artiglieria ucraina composta da «Howitzer inviati dall'Italia» è stato smentito dal ministero della Difesa guidato da Lorenzo Guerini. A Kiev, però, arrivano gli FH70 modello Howitzer da 155 millimetri, che possono venire forniti solo da Germania, Inghilterra o dal nostro paese. La speranza è che la «retromarcia» di Biden sui lanciarazzi multipli più letali, come gli Himars a guida satellitare, faccia parte di un piano più ampio che porti ad un vero negoziato per fermare la guerra. Lo stesso presidente francese Emmanuel Macron, che usa il «bastone» degli obici Caesar utilizza anche la «carota» della diplomazia con un filo diretto e continuo di «conversazioni dirette e franche» con Vladimir Putin. Anche il premier Mario Draghi ci prova, ma nelle ultime ore è tornato in auge l'alleato più incerto della Nato, Recep Tayyip Erdogan.

Prima era trapelata la notizia di una possibile telefonata a tre fra Putin ed il capo dello Stato ucraino Volodymyr Zelensky garantita dal presidente turco. Subito smentita per il no del Cremlino, la diplomazia di Ankara ha fatto sapere che l'impegno riguarda «una serie di colloqui a Istanbul con Russia, Ucraina ma anche l'Onu» per resuscitare la trattativa. I turchi si impegnerebbero «a partecipare in un eventuale meccanismo congiunto come osservatori e garanti nel contesto del conflitto in Ucraina».

Erdogan ha buoni canali con il Cremlino anche se fornisce i micidiali droni Bayraktar agli ucraini, ma la prima mossa sembra una mezza fregatura.

Le rivelazioni sulla telefonata di ieri Erdogan-Putin indicano che la Russia è pronta a far ripartire via mare il grano ucraino, ma l'Unione europea deve «revocare le sanzioni». A garantire la sicurezza della navigazione nel Mar Nero disseminato di mine e bloccato dalla flotta russa ci penserebbe la Marina militare turca.

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