In Danimarca è stata appena approvata una legge che dà al governo il potere di revocare la cittadinanza a chi è andato a combattere per l’Isis.
Al Jazeera riporta che il parlamento di Copenaghen ha varato in questi giorni una normativa, di durata biennale, che conferisce all’esecutivo la facoltà di privare della cittadinanza danese gli individui, muniti di doppia nazionalità, che si sono recati all’estero per unirsi a gruppi armati stranieri. Tale provvedimento, sottolinea l’emittente, mira essenzialmente a prevenire il rientro in Danimarca dei 36 soggetti che, in questi anni, hanno abbandonato il Paese per combattere al servizio del Califfato in Iraq e in Siria.
La svolta alla lotta al terrorismo impressa dalla nuova legge consiste soprattutto nel fatto che la cancellazione della nazionalità danese avrà luogo soltanto per effetto di una decisione ministeriale, senza che sia più necessaria, come era previsto dalle vecchie norme, la sentenza di un giudice. La decisione potrà essere impugnata dal destinatario entro quattro settimane dalla notifica.
L’esame parlamentare delle legge “anti-foreign fighters” ha subito un’accelerazione sull’onda della recente offensiva della Turchia in Siria contro le postazioni curde. In particolare, la rapida approvazione della normativa danese è stata favorita dal rischio che migliaia di miliziani dell’Isis prigionieri dei curdi potessero approfittare del caos generato dai bombardamenti turchi per fuggire e rientrare clandestinamente in Europa.
Il provvedimento sul ritiro della nazionalità è stato approvato sia dal partito di
governo, i socialdemocratici, sia dalle due principali forze d’opposizione, i conservatori del Venstre e i nazionalisti del Danish People's Party. Contro la stretta anti-terrorismo si è invece schierata l’estrema sinistra.
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