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Prof li denuncia. E gli islamici lo fanno dimettere: "Finirai ucciso pure tu"

In una lettera aperta pubblicata dopo la decapitazione di Paty, Didier Lemaire denuncia "l'assenza di strategia dello Stato per battere l’islamismo". L'ira dei musulmani: "Farai la fine del prof ucciso"

Prof li denuncia. E gli islamici lo fanno dimettere: "Finirai ucciso pure tu"

"Come superare l’assenza di strategia dello Stato per battere l’islamismo". Si intitola così la lettera aperta scritta da Didier Lemaire, professore di filosofia a Trappes, cittadina del dipartimento degli Yvelines, nella regione dell'Île-de-France, pubblicata lo scorso novembre, ad un mese dalla decapitazione del collega Samuel Paty per mano di un estremista islamico, sul settimanale l’Obs.

"Siamo all'inizio di una guerra del terrore che si estenderà e crescerà perché molti dei nostri concittadini preferiscono non vedere che è la nostra tradizione ad essere minacciata, e riconoscerlo significherebbe doverlo difendere con coraggio", mette nero su bianco il professore. "Quel coraggio, - si legge ancora nella lettera - Samuel Paty l'ha avuto perché aveva a cuore la nostra tradizione, ma non è stato protetto dalle istituzioni che hanno sottovalutato la minaccia, a causa dell’indifferenza dei nostri rappresentanti politici e della maggioranza dei nostri cittadini".

Gli islamisti, attaccava ancora Lemaire, "vogliono abbattere la Repubblica e la democrazia, assieme al suo cuore, la scuola". Parole che gli sono costate, proprio come nel caso di Samuel Paty, una serie di minacce da parte dei musulmani più radicali. Tanto che negli ultimi giorni, secondo quanto riferisce su Twitter proprio il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, la sua scorta è stata rafforzata.

Nel frattempo, infatti, Lemaire è stato ospite di una serie di trasmissioni televisive dove ha denunciato "l’islamizzazione" della sua città. Una banlieu infuocata che ha generato almeno 60 jihadisti, partiti per la Siria e l’Iraq negli anni del Califfato islamico. Oggi, denunciava il professore sull’Obs, ci sono 400 persone "con la fiche S di radicalizzazione che girano liberamente". "Da vent'anni – si legge ancora nella lettera - assisto alla progressiva avanzata di questa comunità sulle coscienze e sui corpi".

Tutto, spiega Lemaire, è partito con l’incendio della sinagoga della città, nel 2000, che ha costretto diverse famiglie ebree a trasferirsi. Dopo di loro, ad andare via, sempre secondo la versione del professore, sarebbero stati anche i musulmani moderati. "La città è finita", ha detto intervistato da CNews. "Hanno vinto loro", ha poi aggiunto riferendosi agli islamisti.

Lo dimostrano, secondo il professore, anche le minacce pronunciate nei suoi confronti ai microfoni di un giornalista olandese, che proprio a Trappes ha realizzato un reportage per la televisione. Per la madre di uno dei suoi studenti. se Lemaire avesse "continuato a parlare dell’Islam" in questi termini, si legge su La Verità, sarebbe diventato "il secondo Samuel Paty". Da quel momento l’insegnante vive sotto scorta, ma il sindaco di Trappes, Ali Rabeh, eletto con la lista di sinistra Génération.s, accusa Lemaire di diffamare la città.

Sentito dai media francesi, ha detto di essere diventato vittima, a sua volta, di una campagna d’odio con tanto di minacce di morte. Contro Lemaire ha promesso una denuncia per diffamazione. "Voglio incontrarlo – ha detto a Cnews – per comprendere le sue ragioni, ascoltare la sua versione della realtà e capire dov’è il confine tra verità ed esagerazione". Il prefetto delle Yvelines, Jean-Jacques Brot, nei giorni scorsi, ha dato manforte al sindaco, accusando Lemaire di essere un "irresponsabile" che "butta benzina sul fuoco".

Nel frattempo le autorità francesi hanno fatto sapere che "la scuola assicurerà, in cooperazione con la polizia, le condizioni che gli permetteranno di continuare a insegnare". Ma il prof finito sotto scorta, che è anche segretario di un piccolo partito in difesa della laicià, il partito Repubblicano Solidarista, ha deciso che abbandonerà la sua professione.

"Mi accusano anche di creare il problema - dice in un’intervista a Le Figaro - se lo Stato si rassegna, come posso continuare ad insegnare?”.

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