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"Difendiamo la libertà religiosa da radicalismo e cancel culture"

A Ginevra va in scena il vertice dell’Alleanza internazionale per la libertà religiosa voluta da Donald Trump. Ma l'Italia è assente. L'eurodeputato Fidanza: "Difendere il patrimonio storico religioso contro vecchi e nuovi radicalismi"

"Difendiamo la libertà religiosa da radicalismo e cancel culture"

Guerre, come quella in corso in Ucraina, fondamentalismo, regimi autoritari. Sono le principali minacce alla libertà religiosa che nel 2022 resta uno dei diritti umani più calpestati. La comunità più colpita resta quella cristiana, con 360 milioni di fedeli perseguitati nel mondo, secondo l’ultimo rapporto della Ong Open Doors. Ma a subire violenze, soprusi e intimidazioni sono anche ebrei, musulmani moderati e le minoranze religiose in generale. Un fenomeno sempre più vasto e preoccupante, che è stato analizzato dall’Alleanza internazionale per la libertà religiosa (IRFBA) a margine della 49esima edizione del Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu a Ginevra.

L’organizzazione è stata fondata dal dipartimento di Stato americano durante l’amministrazione Trump per combattere discriminazioni e violenze che vengono perpetrate in nome della fede. Ne fanno parte 32 Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Austria, Grecia, Danimarca, Olanda, Israele, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca. A presiedere la riunione è stata la deputata conservatrice britannica Fiona Bruce, inviato speciale del primo ministro Boris Johnson per la libertà religiosa, che ha discusso assieme ad importanti esperti e rappresentati delle istituzioni, tra cui l’ambasciatore Jos Douma, inviato speciale per la libertà religiosa del governo olandese e Rashad Hussain, nominato dal Presidente Biden, ambasciatore per la libertà religiosa, delle azioni da mettere in campo per promuovere il rispetto della libertà religiosa e di culto e per proteggere i diritti delle minoranze religiose in tutto il mondo.

L’Italia però manca all’appello. La Farnesina, infatti, non ha ancora risposto alla richiesta dell’Alleanza di nominare un inviato speciale per la libertà religiosa. L’unico italiano a partecipare al dibattito, in qualità di copresidente dell’Intergruppo per la libertà religiosa del Parlamento europeo e membro del consiglio degli esperti dell’Alleanza, è stato l’eurodeputato di Fratelli d’Italia-ECR Carlo Fidanza. "Nell’epoca della cancel culture, difendere il patrimonio storico religioso e i suoi simboli contro vecchi e nuovi radicalismi deve essere una priorità", ha sottolineato, stigmatizzando la lentezza della Commissione Ue sulla nomina del nuovo inviato speciale europeo per la libertà religiosa.

"Nel Parlamento di Strasburgo, a causa dell’opposizione ideologica di alcuni gruppi politici, - denuncia ancora Fidanza - è sempre difficile mettere all’ordine del giorno documenti di condanna di pratiche inaccettabili come i matrimoni forzati". "Tuttavia – ha proseguito nel suo intervento - i segnali di speranza non mancano: alcuni mesi fa abbiamo approvato una risoluzione contro la legge sulla blasfemia in Pakistan, che ha portato alla detenzione e spesso alla condanna a morte di decine di persone negli ultimi anni".

Un’ulteriore passo in avanti contro le violazioni della libertà religiosa, ha ricordato l’eurodeputato, è stata anche la risoluzione di condanna della distruzione di chiese armene nella regione del Nagorno-Karabakh nell’ultima plenaria del parlamento Ue.

È prevista per il prossimo 22 marzo, invece, la presentazione da parte dell’Intergruppo per la libertà religiosa del Parlamento Ue a Bruxelles del rapporto periodico sulla libertà religiosa, redatto con la collaborazione di diverse Ong impegnate sul tema.

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