La disfatta di Biden

Il presidente "Non dimenticheremo, non perdoneremo". La sua leadership è in difficoltà. Trump "Dimissioni". Tra i repubblicani cresce il fronte di chi vuole chiedere l'impeachment.

La disfatta di Biden


New York. Almeno dodici militari morti e 15 feriti: il peggiore incubo di Joe Biden è diventato una drammatica realtà. Il presidente americano, attaccato su tutti i fronti per la gestione dell'evacuazione dall'Afghanistan, posticipa l'incontro con il premier israeliano Naftali Bennett e parla alla nazione alle 18 americane (le 23 in Italia). Definisce «eroi» i militari Usa morti: «Io e Jill siamo indignati e abbiamo il cuore spezzato». Poi si rivolge ai terroristi: «Vi daremo la caccia e ve la faremo pagare».
L'esplosione kamikaze all'aeroporto della capitale può trasformare una crisi che già stava mettendo a dura prova la tenuta del comandante in capo in un vero e proprio disastro politico, e d'altronde anche il capo del comando centrale Usa Kenneth McKenzie ha ammesso che l'attentato è in qualche modo un fallimento. Il Pentagono ha spiegato che «gli attacchi continueranno» e rimane alta la minaccia di autobombe a Kabul, mentre sono ancora mille gli americani da portare via. «L'evacuazione andrà avanti, ma gli Stati Uniti sono determinati a vendicare gli attentati dell'Isis», ha assicurato la Difesa: «Se riusciremo a trovare chi è legato all'attentato, lo perseguiremo».
Sul tavolo ci sono diverse opzioni che, secondo gli osservatori, potrebbero andare da un completamento del ritiro entro il 31 agosto come previsto ad una reazione americana sul campo contro un attacco che nelle ultime ore era stato ampiamente annunciato dagli 007 Usa e alleati. Meno di ventiquattr'ore prima delle esplosioni, infatti, fonti del Pentagono hanno riferito di un «flusso di minacce molto specifico» da parte delle cellule dell'Isis presenti a Kabul che progettavano un attacco contro la folla fuori dallo scalo Hamid Karzai. Secondo le intelligence occidentali non serviva una rivendicazione formale dell'attentato (poi arrivata): «crediamo sicuramente» che sia opera della filiale terroristica costituita dagli eredi del Califfato denominata Stato islamico della provincia del Khorasan (Isis-K), ha detto da subito un funzionario Usa.
E ora le cose per Biden si complicano: se inizialmente l'inquilino della Casa Bianca sperava che il caos del ritiro, destinato a chiudersi entro meno di una settimana, sarebbe stato metabolizzato e forse dimenticato dagli americani, con la morte dei militari Usa il quadro e' profondamente mutato, ed e' destinata a rimanere una macchia indelebile sulla sua presidenza, peraltro nella prima importante operazione in politica estera. E dagli avversari repubblicani è già arrivata la richiesta di dimissioni. «Biden deve dimettersi, il che non dovrebbe essere un grosso problema dal momento che non è stato eletto legittimamente dal principio», ha scritto l'ex presidente Donald Trump in un messaggio agli elettori. «Con questa catastrofe in Afghanistan nelle sue mani ci sarà sangue americano e degli alleati», ha detto invece il deputato repubblicano Mike Garcia, mentre all'interno del partito cresce il fronte di coloro che vorrebbero l'impeachment del presidente. Nelle ultime settimane diverse personalità del Grand Old Party hanno avanzato l'ipotesi di una messa in stato di accusa di Biden, soprattutto se i repubblicani riusciranno a riconquistare il controllo di una o entrambe le camere del Congresso nel 2022 alle elezioni di Midterm. Ma ora gli sviluppi in Afghanistan potrebbero accelerare i tempi. Secondo The Hill si valuta anche l'ipotesi di rimozione ricorrendo al 25mo emendamento della Costituzione, quello che stabilisce che il vice presidente possa assumere i poteri in caso di incapacità del presidente in carica.

«Penso che Biden dovrebbe essere messo sotto accusa e che questa sia la cosa più disonorevole che un comandante in capo abbia fatto nei tempi moderni», ha tuonato il senatore Lindsey Graham, che potrebbe presiedere la commissione giustizia del Senato se i repubblicani torneranno in maggioranza alla Camera alta.

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