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"Dobbiamo imparare a essere europei e l’Italia è la nostra migliore maestra"

In continuo aumento il numero di imprese e cittadini italiani che si trasferiscono in Albania. E il giovane ministro Veliaj traccia il cammino di riforme intrapreso dal governo

"Dobbiamo imparare a essere europei e l’Italia è la nostra migliore maestra"

“L’Albania sta facendo grandi passi verso l’integrazione europea”. Erion Veliaj, giovane ministro del Lavoro e del Welfare di Tirana, non nasconde che il suo Paese debba portare a termine ancora numerose riforme, ma è sicuro che il cammino intrapreso dal suo governo permetterà agli albanesi di raggiungere il grande obiettivo. E che le cose stiano rapidamente cambiando lo dimostra anche il continuo aumento di imprese e cittadini italiani che si trasferiscono oltre Adriatico.

L’Albania è diventata di recente meta per molti italiani che cercano lavoro o vogliono aprire un’impresa. Che cosa li attira soprattutto?

Sembra incredibile se pensiamo all’immagine di migliaia di albanesi che attraversavano il mare in cerca di una nuova vita in Italia. Ma 24 anni dopo la caduta del comunismo le cose sono cambiate. L’Albania progredisce velocemente e dove ci sono cambiamenti ci sono anche opportunità. Il nostro Paese è candidato all’ingresso nell’Unione europea e, grazie al nuovo governo, la crescita economica attira gli investimenti stranieri. Questo è allettante per gli italiani e le loro attività. Con la recente crisi, inoltre, il numero di vostri concittadini che attraversano il mare, per cogliere queste opportunità, sta aumentando e sono un dato di fatto i numeri ufficiali: ci sono circa 19mila italiani in Albania.

Come si sono inseriti gli italiani nel mondo del lavoro albanese?

Nel mercato del lavoro albanese c’è una forte domanda di impieghi qualificati, un tipo di formazione che non è stata sviluppata né finanziata durante la transizione, fino al 1994. Perciò, se da un lato l’Albania ha tanti avvocati ed economisti, dall’altro alto mancano designers, ingegneri, architetti eccetera. E sono queste le professioni che scelgono gli stranieri, soprattutto gli italiani. Lavorano nel settore dei servizi, dell’abbigliamento, delle costruzioni, dell’istruzione e come designers di scarpe e abiti. Questo è il motivo principale per cui abbiamo messo tra le nostre priorità la formazione, sulla quale investiamo continuamente. Nel nostro primo anno di governo è aumentato del 40% il numero degli iscritti alle scuole di formazione. Abbiamo aperto una scuola di tecnologia dell’informazione e della comunicazione con l’aiuto del governo austriaco e ne apriremo un’altra nel 2015, con l’aiuto del governo italiano, sulla moda e il design.

L’Albania ha intrapreso il cammino delle riforme, ma ci sono ancora molte cose da fare. Per esempio, è ancora una società patriarcale, e in alcuni casi quasi tribale. Come pensate di superare questa situazione?

Questa è un’immagine dell’Albania di 100 anni fa, quando molti viaggiatori stranieri erano affascinati dalle storie su un Paese ancora da scoprire. Quando il comunismo è caduto all’inizio degli anni ’90 e gli albanesi hanno cominciato a emigrare, questa immagine è ricomparsa con forza. Ma chi ha visitato l’Albania di recente può dimostrare che tutto ciò ha poco a che fare con il presente. Non siamo una società patriarcale, basta guardare al nostro governo, dove 7 ministri su 19 sono donne. Inoltre, la nostra è una delle società più aperte d’Europa. Non molto tempo fa, gli albanesi non avevano la tv e non sapevano cosa fosse il telecomando, mentre oggi twittano sugli touch-screen dei loro telefonini. In solo 20 anni, l’Albania ha fatto più passi avanti di molti paesi occidentali. Basta pensare a com’era nel 1992 e com’è oggi. E’ vero che siamo indietro in molte cose e che si può ancora migliorare, ma abbiamo dimostrato di imparare velocemente.

Le imprese italiane sono tante, ma mancano i grandi gruppi. Secondo lei che cosa li frena a investire in Albania?

Il numero delle piccole e medie imprese italiane è cresciuto rapidamente, ma gli investimenti diretti all’estero (Ide) sono inferiori a quelli che potrebbero essere. Le ragioni sono note e riguardano principalmente la stabilità politica, la mancanza di infrastrutture eccetera. Ma io credo che ci siano anche altre ragioni, da affrontare con cautela, e riguardano la politica sbagliata seguita in passato. Per decenni abbiamo pensato che il costo basso della manodopera attirasse gli investimenti esteri mentre ciò che li attira veramente è il lavoro qualificato accompagnato da un promettente sviluppo degli affari. L’Albania sta facendo passi importanti tenendo conto di entrambi i fattori. Per questo motivo, nonostante la crisi, la nostra economia cresce e aumentano i posti di lavoro. Sono sicuro, quindi, che presto i grandi gruppi italiani investiranno nel nostro Paese.

Il suo governo si è impegnato nella lotta alla corruzione. Quali saranno i prossimi passi per ottenere risultati concreti?

Già prima di essere al governo eravamo consapevoli che è il sistema e non gli uomini che creano corruzione. Da adesso la corruzione non si combatte sostituendo i corrotti ma cambiando il sistema. Naturalmente le responsabilità individuali saranno perseguite, ma il nostro sforzo maggiore è quello di creare un sistema che prevenga la corruzione. Le faccio un esempio: il nostro sistema di assistenza sociale, che fornisce sussidi diretti per la povertà, era colpito da una grave corruzione. Le autorità locali, responsabili nel valutare chi abbia i requisiti per ricevere gli aiuti, premiavano principalmente i loro sostenitori politici. Con la riforma digitale che abbiamo introdotto, invece, i richiedenti compilano un questionario che finisce in un database e il sistema, dopo le verifiche con altre istituzioni, determina chi ha i requisiti per ricevere l’assegno. Solo nel primo anno, con la digitalizzazione, è stato respinto il 20% delle richieste. Questo è un esempio calzante di come cambiare il sistema per combattere la corruzione.

Avete avviato, tra le altre cose, una campagna di demolizione degli edifici abusivi, ma le resistenze sono state tante, soprattutto politiche. Perché?

Questo governo è entrato in carica con l’obiettivo di ristabilire l’autorità sul territorio. Sappiamo che bisogna affrontare resistenze alle riforme, specialmente quando la gente è abituata all’assenza di autorità. Ma la novità positiva è che la maggioranza dei cittadini, i quali hanno capito che la via per diventare onesti non è facile e ha un costo, approvano queste decisioni, non solo contro le costruzioni abusive ma anche contro chi non paga le bollette energetiche. I partiti d’opposizione hanno bocciato queste misure solo per il gusto di contrastare il governo. Sfortunatamente la democrazia in Albania non è ancora abbastanza matura da consentire a governo e opposizione di lavorare assieme per le grandi riforme.

I rapporti con l’Italia sono eccellenti e le iniziative congiunte non solo in campo economico ma anche culturale lo dimostrano. Quanto è importante il sostegno italiano?

Italia e Albania hanno avuto relazioni economiche e culturali sin dall’antichità e Roma gioca un ruolo importante nella crescita del nostro Paese. Chiunque cammini per le strade di Tirana, Durazzo, Scutari o Valona può vedere l’influenza italiana. Siete uno dei nostri partner strategici e il vostro sostegno è stato importante per diventare membri della Nato e sarà cruciale per l’ingresso dell’Albania nell’Unione europea. Abbiamo ancora tanto da imparare in questo processo d’integrazione e l’Italia può essere la nostra migliore maestra.

Siete candidati a entrare nell'Unione europea, ma dovete fare ancora numerose riforme. Riuscirete in questa impresa prima delle prossime elezioni?

Penso che le riforme non siano un processo a circolo chiuso ma un cammino senza fine. Guardi l’Italia, una nazione sviluppata e uno dei paesi fondatori dell’Ue. Anche le riforme strutturali del governo Renzi sono profonde come quelle introdotte dal nostro governo. E questo è facilmente comprensibile: se vuoi restare competitivo, devi adattarti ai cambiamenti. Perciò, non ci preoccupiamo se approveremo nuove riforme prima delle elezioni perché in futuro le cose possono cambiare e potrebbero essere necessarie riforme diverse.

Stiamo cercando di fare le cose giuste nei tempi giusti così potremo sostenere la crescita economica e accelerare il passo verso l’integrazione europea.

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