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Due donne yazide ex schiave dell'Isis vincono il premio Sakharov

Le attiviste yazide Nadia Murad e Lamiya Aji Bashar, vittime della schiavitù sessuale dello Stato islamico, hanno vinto oggi il premio Sakharov per la libertà di pensiero assegnato dal parlamento europeo

Due donne yazide ex schiave dell'Isis vincono il premio Sakharov

Nadia Murad Basee e Lamiya Aji Bashar sono due donne yazide che hanno vissuto sulla loro pelle la barbarie del sedicente stato islamico. Rapite e ridotte in schiavitù, furono sottoposte a prolungate sevizie sessuali da parte dei combattenti dell'Isis. Fortunatamente si sono salvate. Oggi il parlamento europeo le ha insignite del Premio Sakharov 2016. I loro nomi sono stati annunciati a Strasburgo dopo la conferenza dei capigruppo dell'europarlamento. Il premio Sakharov è un prestigioso riconoscimento, dedicato allo scienziato e dissidente sovietico Andrei Sakharov, che il parlamento europeo assegna ogni anno a persone e associazioni che si distinguono nella difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Tra le personalità insignite in passato (guarda l'elenco dei vincitori) Nelson Mandela e Aung San Suu Kyi. Lo scorso anno è stato premiato Raif Badawi, blogger saudita incarcerato e torturato con l'accusa di aver insultato la religione islamica. La cerimonia di consegna del premio avrà luogo il 14 dicembre a Strasburgo.

Le due donne yazide si sono imposte su altri due candidati finalisti: il giornalista turco Can Dundar, finito in prigione e oggi in esilio, e il leader del movimento dei tartari di Crimea, Mustafa Dzemilev, dissidente sovietico e parlamentare ucraino, noto per le battaglie non-violente.

Originarie di Kocho (nord dell’Iraq), uno dei villaggi iracheni vicino Sinjar distrutto dalle truppe dell’Isis nell’estate del 2014 e da cui fuggirono insieme a 200mila altri membri della comunità, Nadia e Lamiya furono rapite e costrette a subire ogni genere di vessazioni da parte dei miliziani dell'Isis.

Murad, che in passato ha già vinto il premio Vaclav Havel attribuito dal Consiglio d’Europa, a settembre è stata nominata ambasciatrice alle Nazioni Unite per la dignità dei sopravvissuti del traffico di esseri umani. Sta lavorando anche per il riconoscimento del genocidio degli Yazidi, una minoranza religiosa

608px;"> vittima dei fondamentalisti sunniti.

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