La grande truffa dell'Italia all'Onu: così ci hanno raggirato sull'olio

La rielezione dei vertici del Consiglio oleicolo internazionale è piena di ombre ed episodi poco trasparenti. A farne le spese Italia e Israele. Ecco che cosa è successo lo scorso 21 giugno

La grande truffa dell'Italia all'Onu: così ci hanno raggirato sull'olio

Italia raggirata, Israele addirittura estromesso, e il tutto mentre Tunisia e Spagna gongolano: è questa, in estrema sintesi, la fotografia perfetta per immortalare gli effetti provocati dal colpo di mano avvenuto all'interno del Consiglio oleicolo internazionale (Coi).

Partiamo dai fatti nudi e crudi, per poi spiegare la beffa rimediata dal nostro Paese. Innanzitutto è importante sapere che il Coi, creato nel 1959 su impulso delle Nazioni Unite, è l'unica organizzazione internazionale al mondo dedicata all'olio d'oliva e alle olive da tavola. La sede è situata a Madrid e il suo Consiglio è un ingranaggio fondamentale per quanto riguarda la discussione e l'adozione di politiche inerenti al delicato settore agricolo.

Lo scorso 21 giugno, in quel di Marrakesh, Abdellatif Ghedira e Jamie Lillo sono stati rieletti rispettivamente direttore esecutivo e direttore aggiunto del Consiglio oleicolo internazionale. Ma, come sottolinea il quotidiano Italia Oggi, la citata rielezione è piena di ombre ed episodi poco trasparenti.

In seguito a un accordo con l'Italia, Israele era pronto a fare muro alla riconferma dei due direttori eletti, rappresentanti dell'asse Tunisia-Spagna, entrambi molto più dediti a portare avanti interessi opposti a quelli nazionali.

Israele aveva nominato l'italiano Ignazio Castellucci a rappresentare Gerusalemme per la sessione ma, a causa di una contestata lettera di accredito, la sua presenza nella sala del Consiglio era stata negata per un presunto ritardo burocratico. In altre parole, secondo i vertici del Coi, la richiesta di accredito non sarebbe arrivata entro i tempi previsti.

Deleghe e accrediti: il mistero del Coi

Ebbene, non solo la lettera di accredito era stata recapitata con una tempistica perfetta: anche il direttore esecutivo Ghedira – oltre ad altri funzionari del Coi - ne era a conoscenza fin dalla mattina del 21 giugno, cioè prima che il comitato invalidasse la missiva di accredito per via di presunte irregolarità. Lo stesso Ghedira fu informato delle proteste dell'ambasciata di Israele a Madrid per il trattamento riservato al rappresentante israeliano, ma il direttore esecutivo ignorò ogni messaggio di protesta. Detto altrimenti, sia il Coi che il suo direttore hanno contribuito a escludere Israele dall'importante sessione di Marrakesh in cui veniva deciso il futuro dell'organo.

Emerge tuttavia un altro particolare sconcertante, sempre spiegato da Italia Oggi. A lavori del comitato accrediti chiusi, con tutti i documenti ufficiali ormai depositati, dal segretario esecutivo del Coi in Spagna arrivava ai funzionari in Marocco, in seguito a una loro specifica richiesta, il facsimile di una lettera di delega a uso del Montenegro. E così, il 21 giugno, il Montenegro non aveva alcun referente a Marrakesh, ma in virtù del giro di documenti poteva comunque contare sull'Unione Europea a rappresentarlo.

Senza

questa mossa, tra l'altro fuori tempo massimo, non sarebbe mai stato raggiunto il numero legale necessario per consentire al Consiglio dei Paesi membri del Coi di riunirsi e rinnovare le cariche dell'organo.

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