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Erdogan adesso sfida l'Europa sui migranti: "Mi avete sottovalutato"

Il presidente turco rivela che dall'Europa adesso giungono chiamate e richieste per provare a ridimensionare la portata del flusso migratorio diretto verso il vecchio continente

Erdogan adesso sfida l'Europa sui migranti: "Mi avete sottovalutato"

E adesso Erdogan gongola: il “sultano” sa bene di avere l’Europa in pugno, sa che sulla questione migratoria il vecchio continente sarà sempre disposto ad assecondarlo nei suoi ricatti pur di bloccare ogni frontiera.

Il presidente turco non fa nulla per nasconderlo, anzi adesso ha pure rilanciato: “L’Europa ci ha sottovalutato – ha dichiarato Erdogan al quotidiano turco Hurriyet – Avevamo detto che avremmo aperto le porte ma ci hanno sottovalutato. Quando è successo, il telefono ha cominciato a squillare”.

Il riferimento è ai proclami enunciati nei giorni scorsi da Ankara, secondo cui adesso il governo non tratterà più i migranti che vogliono andare in Europa. E questo perché, secondo lo stesso Erdogan, il vecchio continente è stato reo di non essersi completamente schierato dalla sua parte nell’ambito della battaglia di Idlib.

Qui, in questa che costituisce l’ultima provincia siriana ancora fuori dal controllo del presidente Bashar Al Assad, nei giorni scorsi sono morti più di 30 soldati turchi entrati in territorio siriano per dar manforte ai gruppi islamisti rivali dell’esercito di Damasco. Da allora, il sultano ha iniziato una rappresaglia contro i soldati siriani mentre dall’Europa ha chiesto maggior sostegno anche in virtù dell’appartenenza della Turchia alla Nato.

Circostanza questa non avvenuta, da qui la minaccia intentata da Erdogan sul fronte migratorio: via i controlli, stop al mantenimento dei profughi all’interno del suo paese. In poche ore, le frontiere con la Grecia sono diventate autentici campi di battaglia con l’esercito ellenico che anche in queste ore sta provando a respingere l’immensa pressione migratoria improvvisamente arrivata lungo i suoi confini sia marittimi che terrestri.

Una situazione difficile per Atene e che ha iniziato a preoccupare Bruxelles. Qui le istituzioni comunitarie avrebbero intrapreso una prima opera diplomatica volta ad evitare il verificarsi di scenari simili a quelli del 2015, quando più di mezzo milione di siriani si sono spinti verso l’est ed il nord Europa tramite la cosiddetta “rotta balcanica”. La maggiore preoccupazione è della Germania, la quale nel 2016 è stata prima promotrice di un accordo con la Turchia dal valore di tre miliardi all’anno valevole per tre anni, da erogare ad Ankara in cambio del mantenimento dei profughi siriani all’interno dei confini del paese anatolico.

Adesso che i migranti sono tornati prepotentemente a bussare, è molto probabile che da Berlino e da altre capitali del nord Europa arrivi l’input ad attuare un altro accordo del genere con il governo turco. Ed Erdogan, per l’appunto, adesso ostenta quasi come un trofeo le nuove chiamate a lui rivolte dal vecchio continente.

La sua strategia, secondo l’ottica di Ankara, starebbe pagando.

Agitare lo spettro dei migranti ha dimostrato, ancora una volta, quanto sia ricattabile l’Ue sotto questo profilo e quanto Erdogan, da qui in avanti, continuerà ancora a far riferimento ai profughi per raggiungere i propri scopi.

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