“Finché ci sarà Recep Tayyip Erdogan come presidente della Turchia, la Turchia non dirà mai si all'ingresso nella Nato di Paesi che sostengono il terrorismo”. Parla in terza persona di sé stesso Erdogan nell'intervista rilasciata su Ntv.
E la frase da lui pronunciata è apparsa categorica: no deciso all'ingresso di Svezia e Finlandia nell'Alleanza Atlantica. Il presidente turco non ha apertamente parlato di Stoccolma ed Helsinki, ma è evidente il riferimento ai due Paesi scandinavi. Quando nelle scorse settimane il governo svedese e finlandese hanno ufficialmente dato il via libera alla domanda per l'adesione alla Nato, Erdogan ha subito posto un'importante barriera.
Per Ankara il problema è costituito soprattutto dalla Svezia, accusata di dare ospitalità ad alcuni membri del Pkk, il movimento curdo incluso dalla Turchia nell'elenco delle organizzazioni terroristiche. Dopo le prime rimostranze turche, da Washington l'amministrazione Usa si è detta ottimista e sicura che alla fine Erdogan avrebbe tolto il suo veto.
Le dichiarazioni di oggi hanno rivelato il contrario. “Non sono onesti o sinceri – ha dichiarato Erdogan con riferimento sempre a Svezia e Finlandia, con cui Ankara ha tenuto colloqui nei giorni scorsi – Non possiamo ripetere gli errori commessi in passato su Paesi che abbracciano e alimentano tali terroristi nella Nato, che è un'organizzazione di sicurezza”.
Erdogan non rinuncia alla mediazione
Il presidente turco Erdogan vuole continuare a ritagliarsi un ruolo importante nella mediazione tra Kiev e Mosca. Intervistato dal network turco Ntv, il “sultano” ha dichiarato di aver programmato per la giornata di domani una telefonata sia con il presidente russo Vladimir Putin che con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Una circostanza confermata al momento dal Cremlino, secondo cui è stato messo in agenda per il pomeriggio di lunedì un colloquio tra Putin ed Erdogan. Si aspettano conferme al momento da Kiev, ma non dovrebbero esserci anche in questo caso dubbi sulla possibilità di una telefonata tra le due parti.
Del resto sia Erdogan che l'intero apparato diplomatico di Ankara hanno sempre dialogato apertamente con entrambe le parti belligeranti. Uno sforzo che il 30 marzo scorso ha portato a un confronto diretto tra le delegazioni russe e ucraine a Istanbul, proprio davanti al presidente turco.
Da allora sono passati due mesi, il conflitto è proseguito ma la Turchia non ha rinunciato alla sua linea. Il tutto al netto anche di un pessimismo dello stesso Erdogan, espresso nella sua ultima intervista. “Noi sogniamo che questa guerra finisca il più presto possibile – ha infatti affermato il capo dello Stato turco – ma sembra che gli eventi si stiano sviluppando negativamente ogni giorno che passa”.
“Tuttavia – ha ancora continuato Erdogan – la Turchia continuerà a chiedere alle parti in conflitto di utilizzare tutti i canali del dialogo e della diplomazia”. Dunque anche se le prospettive non sembrano tra le più rosee, Ankara vuole giocare la sua partita politica contrassegnata dalla linea dell'equidistanza tra Mosca e Kiev.
La Turchia ha infatti condannato l'aggressione russa contro l'Ucraina ma, al contempo, non ha applicato le sanzioni
contro la Russia e ha proseguito il suo dialogo con Putin e Zelensky. Da un lato quindi Ankara ha tenuto la linea della Nato mentre, dall'altro, si è discostata dall'Alleanza Atlantica per provare a mediare con il Cremlino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.