Eurovision 2019: ritiro a sorpresa dell'Ucraina

L’Ucraina ha scelto di non partecipare più all’Eurovision Song Contest 2019 a causa del rifiuto della propria rappresentante legittima che ha trovato il contratto di partecipazione limitativo della sua libertà di movimento

Eurovision 2019: ritiro a sorpresa dell'Ucraina

L’Ucraina non parteciperà all’Eurovision Song Contest 2019. La notizia del ritiro è giunta soltanto nella giornata di ieri, mercoledì 27 febbraio. Con un comunicato ufficiale la Televisione Nazionale Ucraina (UA:PBC) ha annunciato che il paese non parteciperà alla prossima edizione dell’Eurovision Song Contest in programma a maggio a Tel Aviv, in Israele.

Lo scorso weekend durante il programma televisivo Vidbir 2019, che si occupa di selezionare il rappresentante del paese per l’Eurovision, è stata scelta la cantante pop Anna Korsun, il cui nome d’arte è Maruv. L’artista si è tuttavia rifiutata di firmare il contratto con l’emittente televisiva a causa di una clausola controversa: il divieto di esibirsi nei prossimi mesi sul territorio del “Paese aggressore”, ovvero la Russia. Una clausola che indubbiamente avrebbe limitato la libertà di movimento e d’espressione dell’artista. Maruv d’altronde s’era già esibita in Russia in passato, come molti altri cantanti ucraini che mantengono le proprie relazioni con Mosca. Il suo rifiuto di siglare il contratto è stato tuttavia visto dalle autorità come un tentativo di “politicizzare” il contest di maggio.

Questa è una crisi a cui non c’è una risposta definitiva perché la nostra società è divisa”, aveva detto dopo il ritiro della cantante Oleksandra Koltsova, che lavora nel consiglio della televisione ucraina. “Forse nessuno rappresenterà il nostro paese quest’anno”. E di fatto è andata proprio così.

Da regolamento, visto il rifiuto di Maruv, l’emittente nazionale ha infatti chiesto ai secondi e ai terzi classificati se volessero partecipare al suo posto, ma entrambi hanno rifiutato. Per rispettare poi la scelta del pubblico da casa si è preferito evitare di ricorrere a un’artista esterno al processo di selezione lasciando così il Paese senza un rappresentante per Tel Aviv e obbligandolo al ritiro.

Ora l’Ucraina è a rischio sanzione da parte dell’EBU, l’Unione europea di radiodiffusione, per il ritiro a sorpresa a pochi mesi dall’evento. La vicenda inoltre ha sollevato un enorme polverone che mette in discussione la natura stessa dell’Eurovision. Quest’ultimo è un evento musicale creato nel 1956 per favorire il dialogo e la pace tra i popoli europei, uno spazio in cui competere lasciando fuori la politica. Ma negli ultimi anni il contest si è molto politicizzato. Nel 2016 la bufera s’era scatenata sulla cantante ucraina Jamala, che aveva trionfato con “1944”, a detta di molti una canzone dal sentimento anti-russo.

L’anno successivo all’edizione di Kiev era invece stato impedito di partecipare alla rappresentante russa, rea di aver soggiornato in Crimea passando dal confine russo e violando le leggi ucraine. Lo spiacevole episodio di quest’anno – avvenuto peraltro in piena campagna elettorale – non fa che riconfermare la direzione che l’Eurovision ha preso, perlomeno in alcuni paesi dell'Est Europa.

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