Fine di un amore: in Francia è crisi tra intellettuali e sinistra

C'è una classe politica che in Francia che viene esclusa dalla nuova sinistra ma non si considera di destra. E in larga parte è testimone della tradizione repubblicana d'Oltralpe

Fine di un amore: in Francia è crisi tra intellettuali e sinistra

Dov'è finito il classico intellettuale francese di sinistra? Probabilmente non più a sinistra, e tantomeno a destra. È questa la tesi di un articolo apparso su Le Figaro e tradotto per Il Foglio in cui si descrive una particolare realtà del mondo intellettuale di Francia. Quello che un tempo era il gotha della cultura della sinistra d'Oltralpe, e che ha vissuto per decenni in simbiosi con i partiti che rappresentavano questo mondo, ora non si riconosce più in quella stessa area politica. I partiti sembrano non avere più bisogno di quei rappresentanti intellettuali che per diversi anni hanno rappresentato la difesa dei laicismo di Parigi e dell'universalismo. E chi è rimasto fedele alle tesi che hanno reso la Francia il faro della cultura illuminista nel mondo, oggi, o vengono bollati come "di destra", oppure si devono semplicemente autoescludere dall'essere "di sinistra".

Quello che sembra accadere nel Paese è un processo di polarizzazione che è frutto anche di un certo modo di intendere la sinistra. Escluso il nodo del "mondo operaio", spesso utilizzato come clava per dividere una sorta di "vera" sinistra da un'altra che non rappresenterebbe più i ceti popolari, il tema di fondo è che oggi chi era di sinistra non è più assimilabile alla gauche che impazza sui social o che sembra avere successo a livello mediatico. Un processo che è frutto di una spaccatura molto importante e che può farsi risalire addirittura allo scorso millennio, quando in Francia si iniziò a discutere del velo islamico nelle scuole pubbliche. Una parte di sinistra, a quel tempo molto agguerrita e che tutt'oggi si considera tale per i valori che esprime, si prodigò per evitare che le ragazze musulmane indossassero il velo che imponeva loro la famiglia. Si diceva che lo Stato era superiore a tutto, lo Stato laico, frutto di una visione illuminista che ha permea la Francia dalla Rivoluzione. Quindi qualcosa di assolutamente lontano dalle logiche del mondo conservatore o cattolico. Ma in quel momento, iniziava a sorgere un'altra sinistra, che invece di difendere quei tipici dogmi della cultura repubblicana francese, iniziò a imporre una visione multiculturale che oggi ha largamente soppiantato quella tradizionale.

Così oggi, spiega Le Figaro, si è formata una classe di intellettuali che di fatto non è considerata più "di sinistra" ma rifiuta categoricamente l'essere considerata "di destra". Un ceto intellettuale che rimane spesso il vero testimone di una Francia che è stata per molto tempo il simbolo del laicismo e dell'universalismo illuminista, dove anzi l'imposizione della cultura francese nel mondo - come accadeva nell'ex impero coloniale - era il segno di un desiderio di educare i popoli. Lo racconta in questo articolo Marco Valle.

Oggi, investiti dal multiculturalismo e dalla cosiddetta "cancel culture", i valori che formavano quella classe culturale e politica sono arretrati. E quegli intellettuali sono diventati politicamente apolidi. A destra non possono essere di casa, mentre la nuova sinistra li respinge o li etichetta come alieni, se non addirittura "fascisti". Jacques Julliard eminente storico, dice una frase interessante: "Non sono gli intellettuali che hanno abbandonato la sinistra, è la sinistra che ha abbandonato gli intellettuali". Forse proiettata su altri lidi fatti di politicamente corretto e distruzione del passato.

Un segmento culturale da non sottovalutare, specialmente se messo in parallelo con i cambiamenti politici in corso nel Paese. La Francia ha una forte componente di destra, divisa tra diversi partiti, ma che si presenta a queste urne sicura di mandare un rappresentante al ballottaggio con Emmanuel Macron. Eric Zemmour, che probabilmente non arriverà al secondo turno, è stato già per certi versi la spia di questo strano cambiamento intellettuale d'Oltralpe visto che l'opinionista, considerato l'astro nascente della destra radicale francese, è un uomo che per anni è stato una penna dei più importanti quotidiani nazionali. Se dunque c'è una parte del mondo culturale che non si riconosce più a sinistra, ce n'è un'altra, a destra, che sta provando a strappare spazi.

E il centro di Macron, soprattutto con la sua battaglia all'islamismo ma anche con una novella battaglia rispetto ai modelli che vogliono abbattere il passato, potrebbe diventare l'approdo naturale degli ultimi eredi della vecchia sinistra francese. Sempre che la "gauche" non cambi registro e si ricordi di chi era nel suo pantheon: Simone de Beauvoir, Claude Levi-Strauss, Michel Foucault, Jean-Paul Sartre... oggi completamente dimenticati.

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