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Dalla Germania all'Austria: l'avanzata della destra archivia l'Ue filo migranti

Il successo della destra tedesca è un campanello d'allarme per tutta l'Europa. Occhi puntati sulle elezioni in Austria e Ungheria

Dalla Germania all'Austria: l'avanzata della destra archivia l'Ue filo migranti

La destra dilaga in tutta Europa. Il successo di Alternative für Deutschland alle elezioni locali nel land tedesco del Meclenburgo-Pomerania è un nuovo campanello d'allarme per la Ue. L'emergenza dei migranti aveva già avuto un forte peso nel successo del referendum britannico sulla Brexit in giugno e ora, dopo un'estate segnata dagli attentati islamici, gli occhi sono puntati su domenica 2 ottobre quando in Austria si ripeteranno le presidenziali e in Ungheria si voterà sul sistema europeo di ripartizione di quote di migranti. E nel 2017 si vota in Olanda, Francia e Germania. Senza dimenticare il peso che da oltre oceano potrà avere la sfida elettorale di novembre alle presidenziali americane fra Donald Trump, in corsa per i repubblicani, e la democratica Hillary Clinton.

Le presidenziali in Austria

Se già domenica prossima vi saranno le elezioni parlamentari in Croazia, è soprattutto il voto del 2 ottobre in Austria che viene considerato un termometro importante degli umori europei. La sfida è fra il Verde indipendente Alexander Van der Bellen e il populista Norbert Hofer. Il primo ha vinto il ballottaggio delle presidenziali il 22 maggio con uno scarto di soli 31.026 voti, ma la consultazione è stata poi annullata per una serie di vizi di forma. Ora il voto austriaco si ripete, dopo lo choc della Brexit. Hofer, che corre per il partito di estrema destra Fpoe, non chiede l'uscita dall'Ue ma ha una forte impronta euroscettica e anti immigrati. Come molti altri leader europei, dalla tedesca Frauke Petry di Alternative für Deutschland o la francese Marine Le Pen del Front National, Hofer gioca la carta di una estrema destra vicina alla gente comune ignorata dalle élite al governo. Anche se la vittoria di Van der Bellen verrà confermata in ottobre, rimane comunque l'importante dato politico di una elezione presidenziale che per la prima volta ha visto esclusi i due storici partiti austriaci, i socialdemocatici e i popolari.

Il referendum sugli immigrati

A caricare di significati il 2 ottobre, sarà anche il referendum convocato dal primo ministro ungherese Viktor Orban con l'obiettivo di bocciare il sistema di ripartizione dei migranti voluto dalla Commissione Europea. Il governo di Budapest, che l'anno scorso è stato il primo a erigere barriere contro i migranti che premevano contro le sue frontiere, è fra gli esponenti del cosiddetto gruppo di Visegrad che riunisce anche Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia e si attesta su una posizione critica della politica di accoglienza dei migranti sostenuta da Angela Merkel.

Le divisioni nella destra francese

A fine novembre, in una Francia provata dagli attentati islamisti di Parigi, Nizza e vicino Rouen, il tema dell'integrazione dei musulmani sarà al centro delle primarie della destra. Sull'onda del dibattito sul divieto del burkini, l'ex presidente Nicolas Sarkozy ha scelto la linea dura contro gli immigrati e l'estremismo islamico. L'obiettivo è diventare candidato alle presidenziali della prossima primavera per il suo partito Les Republicains sfidando sul suo terreno il Front National di Marine Le Pen. Il partito di estrema destra francese ha già avuto un buon risultato al primo turno delle regionali, ma al ballottaggio è stato sconfitto in tutte le regioni. Lo stesso schema potrebbe ripetersi alle presidenziali della prossima primavera dove il presidente socialista Francois Hollande, se si ricandiderà, rischia di essere sconfitto già al primo turno.

Lo scacchiere europeo

Prima del voto francese, vi sarà l'appuntamento delle elezioni generali del marzo 2017 in Olanda, paese in cui la destra euroscettica e anti immigrati è rappresentata dal partito Pvv di Geert Wilders. E dove lo scorso aprile un referendum consultivo ha bocciato l'accordo di associazione Ue-Ucraina. Infine il 2017 sarà anche l'anno delle elezioni tedesche, che si terranno a settembre.

Al momento Angela Merkel rimane un leader popolare, ma il risultato del voto di domenica segnala un crescente malessere nell'elettorato.

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