Il giallo del naufragio a Malta: «Strage provocata dagli scafisti»

Gli scampati: speronati apposta perché non volevamo trasbordare su una carretta E nella notte affonda un barcone al largo delle coste della Libia con 250 persone

Il giallo del naufragio a Malta: «Strage provocata dagli scafisti»

Sarebbero stati gli scafisti a ucciderli. Spietati e senza cuore.

È giallo sull'ultimo naufragio a 300 miglia a Sud Est di Malta. Potrebbe trattarsi della più grande tragedia del mare finora registrata, malgrado siano ancora state recuperate poche salme.

Sul battello partito dalle coste di Alessandria d'Egitto potrebbero esserci state 450 persone. Ne sono state tratte in salvo 7, tra cui due bambini, e tre sono i morti recuperati.

Mentre si attende che il mare agitato di questi giorni restituisca qualche altro corpo, molti potrebbero essere colati a picco incastrati nel natante. Ma non si esclude che siano più lontano. Quando la nave mercantile Pegasus ha recuperato i superstiti, sarebbero già passati due giorni dalla tragedia. Qualcuno avrà cercato di raggiungere a nuoto un appiglio. Questo spiegherebbe lo stato di grave ipotermia in cui di alcuni immigrati recuperati, tra cui una bimba di due anni.

Non si sarebbe trattato di un incidente. A causare la catastrofe sarebbero stati gli scafisti egiziani al timone di un'altra imbarcazione. Stando alle testimonianze degli immigrati, avrebbero mirato e preso in pieno il battello dopo un diverbio con i passeggeri. Il modus operandi di questo viaggio avallerebbe le testimonianze. Come costume degli egiziani nei viaggi organizzati in genere con i libici, gli immigrati dovevano cambiare imbarcazione. Così è stato anche nello sbarco di una settimana fa a Pozzallo, che ha registrato tre cambi di imbarcazione e ha percorso la stessa rotta del battello della sciagura.

In quell'occasione il natante è stato intercettato da un pattugliatore maltese che l'ha scortato fino al trasbordo dei passeggeri sulla motonave Nos Tauros . In pratica fino alla consegna all'Italia.

Questa volta gli immigrati si sarebbero rifiutati di trasbordare in un altro natante trainato dagli scafisti. Doveva trattarsi dell'ultimo step. Da lassù sarebbe stato lanciato l'Sos. Ma la barca era troppo piccola per un numero così alto di persone. I passeggeri temevano di cadere in acqua. All'ennesimo diniego, la tragedia. L'imbarcazione degli scafisti ha investito il battello. Squarciatosi, sarebbe presto affondato trascinando con sé tanta gente. Anche bambini. Sarebbe la versione raccolta dai soccorritori. «Li hanno ammazzati - commentano -. È una tragedia senza fine». Sulla probabile ecatombe, avvenuta in acque internazionali, indagano le autorità della Valletta. Le ricerche sono ancora in atto.

Il mare agitato non fa presagire nulla di buono. Il vento è forte. Tanti i barconi in balia delle onde. Ieri il pattugliatore Orione della Marina Militare ne ha intercettato uno con 89 persone, la nave Sirio ha soccorso 240 immigrati, di cui 54 donne e 60 minori. Il giorno prima la Borsini ha recuperato 490 persone.

È stato un fine settimana intenso. Sabato 500 persone sono sbarcate dalla nave Euro a Crotone e altrettante dalla Orione a Porto Empedocle. La Fasan ne ha salvate 356. All'alba di sabato sono giunti a Pozzallo 386 migranti. Soltanto qualche giorno prima si è registrato in territorio di Scicli uno sbarco alla «vecchia maniera».

Gli immigrati sono stati costretti a gettarsi in acqua per raggiungere a nuoto l'arenile. Hanno dormito in uno chalet per poi vagare in strada. Ne sono stati rintracciati 110. È accaduto a poche centinaia di metri dal luogo della tragedia di un anno fa, costato la vita a 13 immigrati costretti dagli scafisti a suon di frustate a gettarsi in acqua in zona Pisciotto.

Ai problemi sull'ospitalità, si affiancano quelli legati agli accordi di gestione delle strutture di primo soccorso e

accoglienza. Intanto ieri sera nuova tragedia della disperazione in mare. Un barcone con 250 persone a bordo è affondato a largo delle coste libiche e si teme che ci siano molti morti. Lo ha reso noto la marina di Tripoli.

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