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Houellebecq è tornato a parlare: “volevo attaccare ferocemente l’Occidente, l’Islam non c’entra”

L’autore del romanzo “Sottomissione”, dopo sei mesi di silenzio, fa chiarezza in un’intervista inedita pubblicata dalla rivista francese Revue des deux mondes

Houellebecq è tornato a parlare: “volevo attaccare ferocemente l’Occidente, l’Islam non  c’entra”

Dopo sei mesi di silenzio il pamphletista tradito dal tempo, è tornato a parlare in un’intervista inedita pubblicata dalla rivista francese "Revue des deux mondes" che gli ha anche dedicato la prima di copertina. Dopo aver dato alle stampe il suo ultimo romanzo Sottomissione, Michel Houellebecq aveva scelto volontariamente di interrompere la promozione pubblicitaria per non cavalcare l’isterismo della gente che sulle note dello slogan "Je Suis Charlie" ha svelato quell’ipocrisia tutta occidentale di intendere la libertà di espressione.

Il vecchio rapporto di "amicizia" con Bernard Henri Levy e l’accostamento all’attentato di gennaio nella redazione di Charlie Hebdo faceva del suo ultimo capolavoro letterario l’ennesimo libraccio islamofobo catalogabile nella pubblicistica dello "scontro di civiltà". Quel titolo sottile quanto provocatorio, "Sottomissione" - che non sta nel rapporto di forza tra Europa e Islam, ma traduce il senso letterale della parola "Islam" il cui significato è in realtà abbandono ad Allah e ad un sistema di valori religiosi - è stato frainteso da tutti. A ribadirlo è lo stesso Houellebecq nella lunga intervista realizzata da Valery Toranian e Marin de Viry per la Revue des deux mondes: "sono molto poco soddisfatto del trattamento mediatico riservato al mio libro in Francia […] il punto centrale non è l’Islam, il mio è un attacco feroce all’Occidente".

E continua: "non credo che l’essere umano possa vivere in un mondo che cambia di continuo. L’assenza di equilibrio, di un progetto di equilibrio, è di per sé invivibile. L’idea del cambiamento perenne rende la vita impossibile". La cattiva interpretazione del romanzo o la sua strumentalizzazione da parte di una certa intellighenzia francese deriva forse dalle sue vecchie dichiarazioni sulla religione islamica: “è la religione più stupida del mondo”, diceva nel 2011. In quell’anno Houellebecq venne accusato per "razzismo antimusulmano" e attaccato per vie legali da alcune dai professionisti dell’anti-razzismo istituzionale. Vinse la causa ma negli anni successivi si ricredette. "Cosa le ha fatto cambiare opinione?" gli chiedeva qualche anno dopo un giornalista.

"La lettura del Corano. Un’interpretazione onesta non può sfociare nel jihadismo", rispose Houellebecq. E pochi giorni dopo l’assalto alla redazione di Charlie Hebdo, ospite di Pierre Pujadas - celebre presentatore, paradossalmente, citato in Sottomissione - negli studi televisivi francesi, ha spiegato come il romanzo descrive l’inevitabile ritorno al Sacro in una società dove individualismo, nichilismo e consumo edonista non riescono a cancellare le inquietudini dell’uomo contemporaneo. Eccetto per l’autore: "sono troppo vecchio per convertirmi, me la sbrigo con un po’ di nostalgia, e poi sa, Dio non mi vuole, mi ha rigettato e non ne vado per niente orgoglioso", si confessa alla Revue des deux mondes. In compenso Houellebecq ha speso parole di rispetto nei confronti della Manif pour tous, una rete associazioni apartitiche e aconfessionali che ha fatto riemergere lo spirito della Francia profonda portando in piazza milioni di persone per opporsi alla legge Taubira (legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e possibilità di adottare dei bambini): "Non sapevo che esistessero tutti questi giovani cattolici che abbiamo visto in televisione, le ‘sentinelle’, è stato molto sorprendente".

Tuttavia il pamphletista francese non vede alcuna riscossa cristiana all’orizzonte. "Abbiamo persino difficoltà a rappresentare chiaramente quello che potrebbe essere una forte Chiesa cattolica, perché è così lontana. Non l’ho mai vista operativa". Lo stesso protagonista del romanzo, François, ateo della prima ora, prova ad avvicinarsi senza successo al cattolicesimo, e col passare degli eventi, rimane piacevolmente sorpreso dal nuovo capo di Stato Ben Abbes, esponente di un Islam illuminato uscito vincitore dal fanta-ballottaggio contro Marine Le Pen, il quale fa suo lo slogan "Dio, Patria, Famiglia" restituendo alla Francia il suo patrimonio gollista. Appena insediatosi all’Eliseo instaura in pochi mesi una società fondata sul Sacro dove persino il cattolicesimo rinasce in una Francia soffocata dal binomio laicismo-nichilismo.

Twitter: @secaputo

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