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I gioiellieri boicottano il Myanmar: "No alle gemme del genocidio"

Passo indietro dopo l'accusa di aiutare la persecuzione della minoranza Rohingya

I gioiellieri boicottano il Myanmar: "No alle gemme del genocidio"

I primi a prendere la decisione erano stati quelli di Tiffany, poi a seguire anche la casa di gioielli Cartier, che aveva messo in chiaro che non avrebbe più comprato gemme preziose dal Myanmar, dopo una serie di critiche legate alla situazione attuale del Paese, con la minoranza musulmana rohingya al centro di quello che in molti condannano come un tentativo di puliza etnica.

Cartier ha assicurato la scorsa settimana che non utilizzerà più le gemme provenienti dal Paese e che secondo chi ha lanciato la campagna favoriscono il finanziamento delle forze armate del Myanmar, che controllano il commercio dei preziosi e che sono sotto accusa per questioni che vanno dalla distruzione dei villaggi dei Rohingya allo stupro di donne e ragazze in fuga verso il confine dallo Stato di Rakhine.

Nonostante le denunce internazionali, arrivate dalle organizzazioni per i diritti umani, ma anche da organismi come le Nazioni Unite, la leader e premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi continua a sostenere che le cose stiano in modo molto differente.

Nel suo recente viaggio nel Paese, Bergoglio ha incontrato alcuni membri della minoranza.

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