addio alla Regina

Icona mediatica fuori dal tempo. Dal cinema alle serie tv, la sua vita pubblica e privata ha stregato tutto il mondo

Da "The Crown" al "Discorso del re", il video per le Olimpiadi di Londra girato con Daniel Craig nei panni di 007. I documentari su di lei hanno saputo conquistare anche il pubblico dei più giovani. Quando "Royal family" andò in onda nel '69 fu visto da oltre 350 milioni di persone. Ma poi fu vietato

Icona mediatica fuori dal tempo. Dal cinema alle serie tv, la sua vita pubblica e privata ha stregato tutto il mondo

Anche Margaret Thatcher si inchinò di fronte a lei, con un rispetto nello sguardo pari alla profondità dell'affondo del quadricipite. Era il maggio del '79, riportato ai giorni nostri da una delle serie più viste degli ultimi anni: The Crown. È nella quarta stagione che Gillian Anderson sale i gradini di Buckingham Palace per incontrare Olivia Colman, che la aspetta impeccabile e impassibile come sempre: il Primo ministro - la prima donna nella storia del regno - e la Regina, non la prima, ma quella che avrebbe stabilito molti record. Non ultimo, quello del volto regale mediatico più inaspettatamente di successo degli ultimi anni.

Già, perché che Diana fosse la principessa del popolo e dei media (nella fama e nella tragedia) si sapeva; che fosse perfetta per il cinema e i documentari e le biografie (specialmente non autorizzate), era stato subito chiaro, innanzitutto in casa dei Windsor, che avevano subíto, in realtà, l'immagine potentissima di Lady D. Ma che Elisabetta II, passati molti -anta, potesse diventare anche un mito televisivo e cinematografico per le nuove generazioni... Beh, questo era molto meno prevedibile. Eppure, come la monarchia inglese non è crollata dopo la morte di Diana e, piano piano, ha iniziato a riconciliarsi con il popolo e a rientrare in sintonia con la nazione, così, in parallelo, l'immagine di Sua Maestà ha iniziato a dominare anche sullo schermo, in documentari - se ne contano a decine, starring proprio lei, Elisabetta II, spesso con i suoi famigliari ma, chiaramente, nel ruolo di attrice protagonista - e poi in serie televisive e film. Ha conquistato un pubblico di trenta/quarantenni, ma anche di più giovani, che difficilmente avrebbe potuto raggiungere così facilmente. E molto ha contribuito il successo di The Crown, appunto, serie Netflix in cui la Regina ha tre volti: quello più giovane di Claire Foy (alla quale tocca l'onore dell'incoronazione ma, anche, di avere a che fare con l'eroe nazionale Winston Churchill...), quello ormai iconico di Olivia Colman e, infine, quello di Imelda Staunton, nota agli anglofili fan di Harry Potter come la pessima professoressa Umbridge. Sua Maestà, quella vera, pare sia rimasta in silenzio di fronte alle prime tre stagioni; già alla quarta, col matrimonio di Carlo e Diana e Camilla in mezzo, si sarebbe indispettita; alla quinta, con il divorzio e la morte della principessa, avrebbe minacciato di schierare i legali.

Del resto, la tragedia di Diana è uno snodo ineludibile nella storia dei Windsor e di qualsiasi sua messinscena: intorno a essa e alla reazione della Regina ruota, per esempio, The Queen, film di Stephen Frears del 2006 in cui Elisabetta II è interpretata da un'altra regina (della recitazione), Helen Mirren. Un'attrice di culto nei panni di un'icona del culto pop e aristocratico insieme. Per il ruolo ha ricevuto un Oscar, un Golden Globe, un Bafta e la Coppa Volpi... e, soprattutto, è stata invitata a Buckingham Palace (ha dovuto però rinunciare). Ha replicato a teatro, sempre come Sua Maestà, in The Audience, nel 2013, vincendo un Tony Award. La Regina vince e fa vincere.

Ma ci sono anche, per esempio, il docudrama The Queen del 2009, con cinque attrici a rappresentare cinque momenti diversi della sua vita; o il film tv natalizio The Queen and I, tratto dal dramma satirico di Sue Townsend. E Il discorso del re, dove il magnifico Colin Firth è il padre (Re Giorgio VI) della futura sovrana, allora ragazza. O i video: quello girato con 007/Daniel Craig per le Olimpiadi di Londra e l'ultimo a giugno, con l'orsetto Paddington, per il giubileo di platino. Tanto successo con il pubblico giovane stupisce da un lato ma, dall'altro, riprende i fasti del passato: quando il documentario Royal Family andò in onda sulla Bbc nel 1969 fu visto da 30 milioni di spettatori nel Regno Unito e da altri 350 milioni nel mondo. Poi fu praticamente vietato, perché rivelava troppo... Ma, insomma, l'avevano visto tutti coloro che possedevano una tv. E l'attrice protagonista, anche quella volta, era sempre lei: unica, inarrivabile, indimenticabile.

Sua Maestà.

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